«La ricerca fa passi da gigante e sta mettendo a punto terapie mirate sulla lesione genetica responsabile» così il Vicepresidente nazionale dell’Associazione Italiana contro le Leucemie
«La diagnosi precoce è fondamentale per il trattamento delle malattie tumorali del sangue e in quest’ottica il ruolo del pediatra è un ruolo chiave». Lo dichiara Marco Vignetti, Vicepresidente Nazionale AIL e Direttore del centro GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) in occasione della XIII Giornata Nazionale per la lotta contro le Leucemie.
«Il pediatra è una figura basilare per capire se una manifestazione, magari banale, richiede invece un accertamento specialistico – spiega Vignetti -. Perché la diagnosi va fatta precocemente ma soprattutto va fatta bene. Il pediatra è una sentinella, è la figura che segnala la necessità d’intervenire più seriamente».
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«La ricerca fa passi da gigante – prosegue il medico -, grazie alla capacità dei gruppi di ricerca di mettere a punto terapie mirate, quello che oggi abbiamo (a differenza di quello che avevamo 20 anni fa) è che i nuovi farmaci, le nuove terapie, vanno mirate sulla malattia, sulla lesione genetica responsabile».
«L’analisi di queste malattie – prosegue – richiede oggi come oggi laboratori dedicati, specializzati, perché non basta fare un emocromo come una volta, ma occorre fare tutto un set di analisi cromosomiche, genetiche e di biologia molecolare che permette di individuare il farmaco giusto per quel tipo di leucemia».
Oltre l’aspetto farmacologico, la scienza fa notevoli progressi anche nell’individuare le sotto-categorie di malattie tumorali ematologiche: «La conoscenza delle varie tipologie di patologie esistenti permette di studiarne le caratteristiche peculiari e quindi combatterle più da vicino – prosegue il medico -. Dividere le singole malattie in tante sotto-categorie permette di associare ad ognuna di queste una terapia specifica; questo richiede una diagnostica molto accurata e anche dei protocolli di terapia molto più complessi di un tempo».
«Per fare un esempio pratico – conclude Vignetti – se prima per curare una leucemia mieloide acuta si usava sempre la stessa terapia caratterizzata da tre farmaci, oggi per questa malattia ci sono decine di farmaci diversi che devono essere utilizzati a seconda del sottotipo patologico. Chiaramente in questa prospettiva ci sono maggiori possibilità di riuscita».
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