Nonostante le qualità medicali degli estratti della pianta siano universalmente riconosciute, non tutte le nazioni hanno adottato una legislazione che ne permette la commercializzazione e l’utilizzo. Pachta: «Necessario trovare il giusto equilibrio e utilizzare cannabis in medicina limitandone gli abusi»
La comunità scientifica internazionale è ormai concorde nel ritenere gli estratti della cannabis un valido e comprovato rimedio terapeutico contro una grande quantità di patologie. In diversi casi, inoltre, i principi attivi estratti dalla pianta rappresentano, per molti pazienti affetti da malattie neurodegenerative, l’unica soluzione capace di avere qualche effetto benefico sul loro organismo. Insomma, decenni di esperimenti e studi confermano le proprietà terapeutiche della cannabis. Eppure sono tanti (persone comuni ma anche operatori sanitari) a nutrire diversi pregiudizi su questo tipo di medicina. Il motivo? Adoperare questo tipo di medicina «non è semplice», per non parlare del «doppio tipo di utilizzo» che si può fare della cannabis. Così il Dottor Pavel Pachta, tra i principali esperti nella regolamentazione internazionale delle droghe.
Dottor Pachta, ricerche e studi condotti in tutto il mondo dimostrano che la cannabis può essere utilizzata come medicinale. Ma perché l’utilizzo terapeutico degli estratti della pianta non è così diffuso a livello internazionale?
«Perché non è diffuso? Penso principalmente per due problemi. Primo perché è un medicinale a base di erbe ed utilizzarle non è molto semplice nemmeno per i medici. In secondo luogo può anche essere utilizzata a scopi ricreativi, quindi le persone possono diventarne dipendenti, e per questo esiste un sentimento negativo nei confronti della cannabis. Molte sostanze hanno un doppio utilizzo, quindi sono molto positive in termini medici ma possono anche essere oggetto di abuso. Si tratta sempre di trovare il giusto equilibrio. Quindi la strada da seguire è quella di utilizzare la cannabis in medicina riuscendo al tempo stesso a limitare gli abusi. Quindi sicuramente la cannabis può essere utilizzata in medicina e si può anche limitarne gli abusi. Questa è la strada da seguire».
Quali sono i Paesi più avanzati al mondo per quanto riguarda la regolamentazione della cannabis?
«È difficile dare un giudizio in merito. Penso che siano pochi i Paesi che hanno già esperienza in tal senso, come il Canada o Israele. La prima nazione è stata l’Olanda ed altri Paesi l’hanno seguita. C’è la situazione particolare degli Stati Uniti, dove è legale a in 29 stati ma non lo è a livello federale. In tutto il mondo sono più di 30 i Paesi che hanno stabilito un sistema regolatorio e forse arriveremo a 40 entro la fine dell’anno. Quindi penso, come ho detto in una delle mie presentazioni qui ad Atene, che nessuno sia perfetto e che si possa sempre imparare dagli altri, perché troviamo elementi positivi in alcuni Paesi ed elementi negativi in altri».