Abbiamo chiesto ai medici che hanno preso parte al Congresso di Anaao-Assomed quali sono i problemi principali della categoria che dovrebbero essere affrontati più urgentemente. Ecco cosa ci hanno risposto
Precariato, medicina difensiva, carenza del personale, strutture fatiscenti, mancato rispetto delle ore di riposo, blocco del turnover, sovraffollamento dei Pronto soccorso. Problemi ben noti a chi si occupa, in un modo o nell’altro, di sanità, ma che devono essere affrontati in modo concreto da chi vive quotidianamente nelle corsie degli ospedali. E sono proprio queste le priorità su cui, secondo alcuni medici che abbiamo incontrato al Congresso di Anaao-Assomed, bisognerà lavorare urgentemente nel prossimo futuro. Ecco cosa ci hanno raccontato.
«Il problema principale che avvertiamo – risponde la dottoressa Silvia Porreca – è la carenza del personale. Io lavoro in Puglia dove abbiamo avuto fino a poco tempo fa il blocco del turnover e oggi conviviamo con una carenza di personale, sia medico che paramedico, che è importante e grave perché spesso non riusciamo nemmeno a rispettare le ore di riposo previste per legge e che dovrebbero essere garantite a tutti gli operatori, e stiamo parlando di diritti minimi. Poi – prosegue – ci sono le problematiche relative alle strutture, soprattutto quelle più fatiscenti. Ci sono difficoltà a garantire le prestazioni minime ai pazienti, la riduzione dei posti letto che causano affollamento nei Pronto soccorso o pazienti lasciati in barella».
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Il dottor Bruno Nicora parla invece di ostacoli legati alla responsabilità professionale: «Molti punti ancora non sono conosciuti. La medicina difensiva è ancora protagonista dei turni dei medici in prima linea, che lavorano in Pronto soccorso e in rianimazione». E poi ci sono «le regole che governano il nostro lavoro, che dovremmo e vorremmo conoscere in maniera più precisa e puntuale», come ad esempio «le regole dei turni o la gestione delle ferie, ma anche tutto ciò che riguarda contributi e stipendi».
Per chi è più giovane, invece, la priorità da combattere è il precariato: «Dopo la laurea – spiega la dottoressa Claudia Pozzi – affrontiamo una staffetta formativa complessa e poi accedere al Servizio Sanitario Nazionale è un miraggio. Una volta entrati e superati tutti questi ostacoli incontriamo grossi problemi di stabilizzazione del precariato e gravi criticità a livello strutturale e organizzativo. C’è quindi un grande lavoro da fare prima, durante e dopo il percorso formativo».
Infine, c’è chi vede in questioni più generali la fonte dei problemi della sanità italiana. Come il dottor Giuseppe Orto: «È in atto, sottoterra, una trasformazione del pubblico in privato che riduce le prestazioni a chi ha meno possibilità. Stiamo assistendo ad un impoverimento del Servizio sanitario universale che, secondo me, porterà ad avere quattro o cinque ospedali regionali pubblici che erogheranno i LEA per le categorie meno abbienti della popolazione, mentre tutti gli altri saranno costretti a richiedere i servizi privatamente. Peccato – prevede – che continueremo a pagare i contributi per un servizio sanitario pubblico senza poterne usufruire. Eppure, sebbene poco finanziato rispetto al panorama internazionale, il servizio riesce ancora ad assicurare un livello molto alto grazie allo spirito di abnegazione e al senso di responsabilità degli operatori sanitari. Ma fino a quando sarà possibile – si chiede – se il servizio continuerà ad essere depauperato di risorse e di possibilità?».