Parla il presidente Fnomceo: «Su crediti ECM in ritardo quasi la metà dei medici, bisogna intervenire»
Quale medico, quale paziente, quale medicina nel SSN? Si intitola così la III Conferenza Nazionale della Professione Medica e Odontoiatrica di Rimini, che traccia un punto importante sullo stato dell’arte del Servizio Sanitario Nazionale alle prese con le numerose questioni che attualmente riguardano tutte le parti in causa: investono il medico e, inevitabilmente, coinvolgono il paziente.
Su questi temi Sanità informazione ha intervistato Roberta Chersevani, presidente della FNOMCeO.
«Sì: quale medicina, quale organizzazione, quale medico e anche quale paziente, perché se ci guardiamo attorno notiamo che i pazienti vanno via via acquisendo posizioni diverse, e che possono essere frastornati dalla mole di informazioni. Non abbiamo parlato di sostenibilità del sistema sanitario ma siamo preoccupati anche di questo perché potrebbe essere un problema, una tempesta annunciata, una tempesta perfetta».
Una delle criticità della categoria è quella dei turni massacranti. Si parla di razionalizzazione, di organizzazione, però poi alla fine il cittadino spesso si trova un medico che ha dovuto fare 2 turni di seguito…
«Noi possiamo organizzare quanto vogliamo, ma se la coperta è corta o è fuori la testa o i piedi. Da questo punto di vista non possiamo che essere propositivi. Grandi cambiamenti dopo il decreto europeo non ci sono stati, quindi mi auguro che succeda adesso. Ricordo che il ministro Lorenzin ha detto: “se siamo ancora qui a dare un buon servizio ai nostri cittadini è proprio per i sacrifici della classe medica e delle professioni sanitarie” e questo è vero. Ho lavorato in un ospedale per 40 anni, quindi ricordo bene queste situazioni. Il nostro non è un mestiere, è una professione in cui è difficile dire “adesso timbro e vado a casa” se hai ancora qualcosa da risolvere».
Passando dai diritti ai doveri dei medici si parla molto di formazione ECM su cui da più parti si denuncia un ritardo…
«Sembrerebbe così, dovrei rivedere gli ultimissimi dati che mi ha fornito il Cogeaps. Tra l’altro ci sono anche delle problematiche nel passaggio dei dati al Cogeaps, perché alcune regioni hanno dei sistemi che non comunicano con il software del Cogeaps. Sembrerebbe che la metà dei medici non abbia fatto questo tipo di ECM. Io però, al di là dell’ECM e delle sue regole – assolutamente ben fatte anche se in certi momenti difficili da seguire – parlerei di Continuous Professional Developement, cioè sviluppo professionale continuo, che non è solo il credito ‘portato a casa’, ma è l’informazione utile, l’ampliamento di determinate conoscenze, la verifica del proprio operato, ed è su quello che bisogna puntare, al di là di quelli che possono essere i crediti previsti nel triennio».
Però visto che una regola c’è, se dovesse finire questo triennio con questo ritardo quali sarebbero i provvedimenti per i medici?
«Al momento non abbiamo previsto alcun tipo di provvedimento, penso però che si debba parlare in positivo. Ad esempio, se si deve fare un concorso, tra i documenti si presentano anche quelli che dimostrano il proprio aggiornamento. Se mai ci si trovasse in qualche problematica o possibilità di errore, si può dimostrare che l’aggiornamento c’è. Sempre che quel tipo di aggiornamento abbia il valore che gli vogliamo dare».