La relazione del Presidente applaudita dal Consiglio nazionale. Magi (OMCeO Roma): «Si inizia a fare sul serio. Bisogna ridare dignità alla professione e difendere il SSN». Rossi (OMCeO Milano): «Percorso condivisibile ma molto complesso. Per ottenere veri risultati, bisogna riuscire a redigere un documento finale realmente condiviso da professionisti e società civile»
L’Italia in camice bianco è rappresentata da (quasi) tutti i Presidenti degli Ordini provinciali. La sala della sede ENPAM di Roma è al completo, c’è anche gente in piedi. Il Presidente FNOMCeO Filippo Anelli guadagna il podio e inizia ad illustrare la propria relazione al Consiglio nazionale. Presenta gli “Stati Generali della Professione Medica”, una mobilitazione che dal prossimo novembre coinvolgerà operatori sanitari e professori, società civile e opinione pubblica e che si concluderà con la redazione di una “Magna Charta” per rifondare la medicina e la professione.
Anelli parla di vocazione, formazione, responsabilità, autonomia e indipendenza, elementi che devono contraddistinguere il ruolo del medico, «professionista e non impresa, garante della democrazia, al servizio del cittadino e non dello Stato». Una relazione incentrata sulla «promozione della professione liberale medica, intesa come migliore tutela del diritto alla salute dei cittadini, oggi spesso messa in discussione e trasformata in una professione tecnica», sottolinea Anelli a Sanità Informazione poco prima del suo intervento.
Ma nel tempo anche «il rapporto tra medico e cittadino si è modificato – prosegue – e per questo gli Stati Generali vogliono riaprire una discussione con la società civile riflettendo su questo rapporto, che oggi troppo spesso sfocia in aggressioni e violenze nei confronti degli operatori sanitari». E proprio su questo tema Anelli annuncia al Consiglio nazionale FNOMCeO una proposta di legge di iniziativa popolare che verrà presentata a settembre e una pubblicità progresso da concordare il prossimo 26 luglio con il Ministro Grillo sullo slogan “Chi aggredisce un medico aggredisce se stesso”.
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Dopo gli applausi che chiudono l’intervento di Anelli, nei corridoi del piano terra del palazzo ENPAM i Presidenti si incontrano, si salutano, commentano i fatti del giorno e le strade future da intraprendere. «È una giornata importante perché si inizia a fare sul serio – commenta Antonio Magi, Presidente OMCeO Roma, ai nostri microfoni -. È fondamentale cominciare a discutere di tutti i temi che verranno affrontati agli Stati Generali, ma oltre alle chiacchiere bisogna arrivare a fatti concreti, ridando alla professione quella dignità che deve avere e difendendo in maniera molto forte il Servizio Sanitario Nazionale».
Un’opinione condivisa dal Presidente dell’Ordine di Milano Roberto Carlo Rossi: «Il percorso scelto da Filippo Anelli è condivisibile, è una bella sfida e onore al merito per avere almeno il coraggio di provarci. I medici hanno preso l’ascensore sociale in discesa, ma i responsabili siamo solo noi, e se vogliamo che il rapporto tra medici e cittadini torni ad essere equo e diventi nuovamente un processo da fare insieme, bisogna coinvolgere filosofi, mondo scientifico, giornalisti, politici e fare massa critica per affermare con forza che i medici sono importanti sotto diversi punti di vista: anche nella stesura di provvedimenti di carattere sanitario, ad esempio, sarebbe importante chiedere prima al mondo medico un parere tecnico. Ma dobbiamo essere noi a farci promotori di un ruolo diverso, proponendoci al mondo esterno con attitudini e facciate nuove».
Il Presidente Rossi non nasconde, tuttavia, le difficoltà di un percorso di questo genere: «È come pretendere di invertire una rotta che è già tracciata e percorsa da molto tempo. Anche la scorsa Presidenza organizzò un paio di anni fa una Conferenza sulla professione che ha riunito il mondo sanitario con obiettivi simili, ma non è riuscita ad ottenere alcun risultato concreto. Secondo me, per non ripetere gli stessi errori, prima di arrivare in plenaria, nel momento in cui nelle diverse tappe non si riesce ad ottenere una condivisione da parte del mondo esterno, bisognerà avere il coraggio di fermarsi e riflettere. Se si arriva a un documento finale, deve essere davvero condiviso da tutti. Una cosa di difficoltà impervia».
E Filippo Anelli è ben consapevole della complessità del percorso. Conclude la sua relazione ricordando che «per redigere il primo codice deontologico adottato dopo il fascismo era stato previsto un anno di tempo. Ne furono necessari dieci. Io spero che per ottenere la Magna Carta della professione un anno di lavoro sia sufficiente, ma è questa la difficoltà della strada che stiamo per intraprendere».