«Già avviata la mappatura delle barriere architettoniche della Capitale. In programma progetti scolastici per educare all’inclusione sociale». Andrea Venuto racconta gli impegni dell’amministrazione capitolina per rendere “universalmente accessibile” la città eterna
«Controlli a tappeto per chi occupa abusivamente i posti auto riservati alle persone disabili o espone un permesso falso o scaduto. Ancora, implementazione dell’assistenza dedicata a chi ha disabilità gravissime, miglioramento dell’accessibilità a tutti i mezzi di trasporto, metro compresa e campagne di sensibilizzazione, a cominciare dalle nuove generazioni». È Andrea Venuto, disability manager del Campidoglio, a descrivere le strategie messe a punto dall’amministrazione comunale affinché Roma possa trasformarsi in una città “universalmente accessibile”.
E proprio mentre la Capitale è a lavoro per diventare un esempio di inclusione sociale per tutto il resto d’Italia, il prossimo 15 luglio le strade del suo centro storico faranno da cornice alla quarta edizione italiana del “Disability Pride” che, per la prima volta, sbarcherà nella città eterna.
La manifestazione, nata per richiamare l’attenzione di tutti i cittadini e delle istituzioni sulle problematiche del mondo della disabilità, celebra la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità che, con i suoi 50 articoli, indica la strada che gli Stati devono percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale.
Una sfida che per una città come Roma, ricca di reperti antichissimi, diventa ancora più difficoltosa, ma certamente non impossibile. «La Capitale – ha detto Andrea Venuto – è da sempre stata una città molto difficile dal punto di vista dell’accessibilità per le persone con disabilità. Ma lavorare affinché diventi più praticabile significa regalare un luogo più accessibile a tutti, a prescindere dalla loro condizione fisica».
Andrea Venuto ha ricevuto la delega capitolina alla disabilità dall’attuale sindaco Virginia Raggi nel mese di ottobre dello scorso anno: «È proprio con il primo cittadino della Capitale – ha sottolineato il disability manager – che abbiamo deciso di iniziare la mappatura delle barriere architettoniche della Capitale, così da individuare le zone su cui è necessario intervenire. A breve faremo anche un incontro con l’amministratore delegato di Atac, Paolo Simioni, per discutere dell’annosa problematica dell’accessibilità alle metro. Roma ha avuto occasione di spendere molti soldi durante il Giubileo, ma queste cifre non sono mai state impiegate per rendere accessibili le fermate della metropolitana».
I progetti del Campidoglio non riguardano solo gli adeguamenti strutturali ed architettonici, ma anche l’inasprimento delle sanzioni per tutti coloro che, non rispettando le regole, penalizzano le persone con disabilità. «Una task force – ha aggiunto Venuto – è stata già incaricata di intensificare i controlli delle auto impropriamente parcheggiate nei posti riservati ai disabili o che intralciano le rampe di accesso o di attraversamento».
Ma la vera novità arriverà tra breve: «Stiamo per acquistare dei lettori elettronici in grado di valutare la validità dei contrassegni per la sosta-auto dei disabili. I contrassegni, quei cartoncini blu che tutti conosciamo – ha specificato il disability manager – da tre anni sono dotati di un chip. La polizia municipale, grazie a questi lettori elettronici, potrà verificare la presenza e l’autenticità del chip, constatando se i contrassegni sono ancora in corso di validità e, soprattutto, se sono autentici. In giro, purtroppo – ha aggiunto Venuto – si vedono molto fotocopie esposte sulle automobili. Roma, infatti, perde più di mezzo milione ogni anno per il mancato pagamento della sosta sulle strisce blu. Parcheggio che per chi ha il contrassegno di invalidità è, appunto, gratuito».
Anche l’assistenza alla persona sarà implementata: «Ci stiamo muovendo per fornire un maggiore supporto alle persone con disabilità gravissima». Più attenzione anche all’educazione: «Il cambiamento – ha detto Andrea Venuto – deve essere anche culturale, iniziando dalle nuove generazioni. Abbiamo intenzione di promuovere degli incontri nelle scuole per diffondere tra i giovani le storie positive che molte persone disabili possono raccontare. Ovviamente – ha concluso il delegato capitolino alla disabilità – per portare a termine tutti questi progetti un solo mandato non basta. Ci vorrebbero molti più anni, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E noi lo abbiamo fatto».
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