«Servono nuove risposte per affrontare il problema della sostenibilità della cronicità e garantire l’accesso all’innovazione per tutti lungo il percorso di prevenzione e cura». Così Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia
«Il nostro dovere è porre al centro delle riflessioni il valore e l’impatto che può avere l’innovazione sul sistema della cronicità. Se non consideriamo adeguatamente l’importanza dell’innovazione, rischiamo di rimanere un passo indietro rispetto a quei Paesi che invece ci stanno investendo molto». Questa la ricetta di Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato dell’azienda farmaceutica MSD Italia, intervistata al Ministero della Salute di Roma a margine della terza edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine.
L’Italia è il fanalino di coda d’Europa per quanto riguarda la Long-Term Care, alla quale destiniamo poco più del 10% della spesa sanitaria. «L’invecchiamento attivo in buona salute e quindi la gestione della cronicità e della sua sostenibilità è, allo stesso tempo, una grande opportunità e sfida per il nostro Paese» spiega il presidente Luppi. «Per affrontare il problema dobbiamo ragionare in squadra, uniti dall’inizio e con lo scopo di trovare nuove ricette e nuove risposte ai problemi importanti di sanità pubblica, come cercare una soluzione nella cura dell’Alzheimer e rispetto a tutte quelle cause di morti verso le quali ancora non abbiamo soluzioni terapeutiche importanti» specifica.
Per raggiungere questi obiettivi, è necessario investire per trovare soluzioni innovative ai bisogni di salute dei cittadini: «Un lavoro integrato tra i diversi attori del sistema per garantire l’accesso all’innovazione per tutti i pazienti, lungo tutto il percorso di prevenzione e di cura, fino alla valutazione complessiva di impatto a livello delle pensioni» sostiene Nicoletta Luppi.
Farmaci e vaccini innovativi hanno consentito di allungare e migliorare la vita delle persone; l’immunoterapia è la nuova frontiera nella lotta ai tumori. Ma come si può coniugare il valore della terapia con quello economico e, soprattutto sociale? Anche su questo punto, la Luppi è molto chiara: «Smettiamola di parlare dei costi dei farmaci innovativi. Cominciamo a valutarli come un vero e proprio investimento; è vero, il costo della ricerca è aumentato e i farmaci costano di più ma ci consentono di risparmiare tutta un’altra serie di spese che devono essere tenute in considerazione. Noi dobbiamo cominciare a guardare il percorso di prevenzione e di cura del paziente nella sua interezza – puntualizza -. Per quanto riguarda i farmaci innovativi oncologici, i dati hanno dimostrato che aumenta l’investimento nell’innovazione farmaceutica ma si riduce la spesa sanitaria e assistenziale. Inoltre, impattano anche sulla riduzione delle pensioni: investire in farmaci innovativi per il diabete, ad esempio, permetterà allo Stato di risparmiare su quei 9 miliardi l’anno che spende oggi per pensioni anticipate a causa di questa invalidante patologia».
Considerare la spesa farmaceutica innovativa come un investimento e puntare su ricerca ed innovazione; in merito a questo, il presidente Luppi si mostra assolutamente favorevole anche al Sunshine act, la proposta di legge del M5S che richiede la totale trasparenza nei rapporti tra operatori di salute e aziende. «Come azienda farmaceutica non possiamo che esserne contenti, ma in realtà, su questo, è già stato fatto tanto a livello europeo. Sia per la ricerca dipendente che per quella indipendente, abbiamo a disposizione tutte le informazioni sulle collaborazioni che stringiamo con tutti gli operatori sanitari e tutti gli attori del SSN italiano. Sono dati già trasparenti da tempo, perché le operazioni chiare non possono che portare valore a tutto l’intero sistema» conclude.