«Non esiste una formazione specifica per l’infermiere che assiste il disabile, ma l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle disabilità richiedono un implemento delle specialistiche post-laurea. Prevedere l’infermiere per le persone con disabilità anche nelle scuole». Parla Maurizio Fiorda, consigliere dell’Opi di Roma
«Quando sei qui con noi, la nostra diversità scompare, dimentichiamo persino di avere delle disabilità». Questa frase è il riconoscimento professionale e, soprattutto, umano che Maurizio Fiorda, consigliere dell’Opi di Roma, l’Ordine delle professioni infermieristiche, ricorda con maggiore soddisfazione. Sono le parole dei pazienti del centro Paraplegico di Ostia, luogo in cui ha lavorato per diversi anni. Un’esperienza professionale grazie alla quale, oggi, Fiorda può descrivere il delicato ruolo dell’infermiere che assiste una persona disabile. «Inizialmente – ha spiegato il consigliere dell’Opi di Roma – l’infermiere quasi si sostituisce alla persona disabile. Poi, a seconda dello specifico grado di disabilità del paziente, lo conduce verso il massimo grado di autosufficienza che è possibile raggiungere».
Un’assistenza, dunque, cruciale e delicata nella vita di una persona disabile che «in Italia – ha continuato l’infermiere – è garantita attraverso i vari servizi delle Asl, sia a livello territoriale che ospedaliero. Chiaramente – ha sottolineato Fiorda – è tutto implementabile: più c’è assistenza più c’è benessere».
Nonostante l’infermiere che assiste una persona disabile abbia dei compiti specifici e diversi da quelli svolti per altri pazienti, ad oggi non esiste un percorso formativo ad hoc: «La formazione – ha continuato il consigliere dell’Opi romano – rientra nei tre anni di laurea. Esistono, poi, delle specializzazioni legate alle malattie cronico-degenerative, ma nessuna che abbia percorsi specifici che preparino il personale infermieristico all’assistenza dei disabili. È chiaro, comunque, che di fronte a problematiche del genere non ci si può improvvisare. Serve maturare molta esperienza. Per questo – ha suggerito Fiorda – sarebbe necessario implementare le specialistiche post laurea per gli infermieri, soprattutto considerando l’invecchiamento della popolazione. L’aumento delle malattie cronico-degenerative porterà anche ad un incremento delle persone con disabilità. E la sanità pubblica dovrà prepararsi ad affrontare questi cambiamenti partendo proprio dalla formazione».
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Infermieri sempre più specializzati, ma anche più presenti. «Esistono dei luoghi in cui non è prevista la presenza dell’infermiere per la persona disabile, eppure servirebbe. Innanzitutto nelle scuole – ha commentato Fiorda – È ancora aperto il dibattito se accanto ai bambini disabili negli istituti scolastici ci voglia un infermiere o altre figure professionali. Sono convinto – ha concluso il consigliere dell’Opi di Roma – che nelle scuole, così come in tutti i luoghi pubblici dove ci sono delle persone con disabilità, la figura dell’infermiere sia necessaria».