Grillo: «Autocertificazione sufficiente, dichiarare il falso è reato». Smentita di Di Maio: «Rimane in vigore vecchia Legge». La preoccupazione della comunità scientifica: «Le statistiche parlano chiaro…»
Validità dell’autocertificazione, obbligo flessibile, slittamento delle sanzioni: tutte norme in cantiere ma che non godono – almeno per adesso – di efficacia legislativa. Il tentativo da parte dell’attuale Governo di ridefinire (depotenziandola) la Legge sull’obbligo vaccinale voluta e istituita dal ministro Lorenzin è in corso d’opera, ma ancora non sembra aver ottenuto i risultati auspicati dalla nuova maggioranza al governo e in Parlamento. Tra circolari ministeriali e tentativi di modifica alla norma, tuttavia, in questi ultimi mesi le famiglie italiane sono state trascinate in un ballo delle incertezze dove, tra una giravolta e l’altra, la confusione ha preso il sopravvento e, a poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, in molti si chiedono quali siano i provvedimenti da dover prendere.
Tante le voci politiche, istituzionali e scientifiche che si sono sovrapposte ma sembrerebbe, almeno dalle ultime dichiarazioni del vicepremier e capo politico del M5S Luigi Di Maio, che «per ora a valere è la vecchia legge», e l’anno scolastico 2018/2019 seguirà ancora le disposizioni del provvedimento varato dalla Lorenzin. Ma per fare chiarezza, ripercorriamo le tappe del cammino intrapreso il 31 luglio 2017 – giorno in cui il decreto sulla prevenzione vaccinale è divenuto Legge – e delle iniziative che fino ad oggi hanno mirato alla sua modifica.
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LEGGE 119/2017: PERCHÉ NECESSARIA?
«Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci». Così titola il decreto del 7 giugno 2017, convertito poi in Legge il 31 luglio 2017, approvata da Montecitorio con 296 voti a favore, 92 contrari e 15 astenuti. Contro il decreto M5S e Lega Nord, sin dall’inizio, avevano chiaramente levato i propri scudi. La perplessità rispetto alla Legge sull’obbligo ha, sin dai primi giorni di vita dell’esecutivo, permeato l’animo giallo-verde diffondendo quell’incertezza d’intenti che ha caratterizzato l’ultimo periodo. Una perplessità tinta di diverse sfumature, tra chi mette in discussione l’obbligo per un numero così alto di vaccini e chi avanza dubbi di natura scientifica. Di fatto, come spiegato dal precedente Governo, l’obbligatorietà si è resa necessaria a fronte di un abbassamento preoccupante delle coperture vaccinali su territorio italiano, scese al di sotto del 95% (soglia di sicurezza fondamentale per garantire l’immunità di gregge stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità). I vaccini resi obbligatori dalla legge sono dieci: antidifterica, antitetanica, antipolio, antiepatite virale B, antipertosse, anti Haemophilus influenzae di tipo B, antimorbillo, antiparotite, antirosolia e antivaricella. I bambini non vaccinati, a parte gli immunodepressi, non possono accedere ad asili nido e scuole materne, mentre per le scuole primarie, medie e superiori è consentita l’iscrizione ma le famiglie possono essere multate con una sanzione tra 100 e 500 euro. Tuttavia all’articolo 3, la Legge stabilisce che è possibile iscriversi a scuola presentando un’autocertificazione a patto che i documenti ufficiali vengano presentati entro il 10 luglio di ogni anno.
AUTOCERTIFICAZIONE: SI’ O NO?
L’autocertificazione è il capitolo che in questo periodo ha, più di ogni altro, generato polemiche. Appena insediata al dicastero della Salute, Giulia Grillo, ha emanato – di concerto con il ministro dell’Istruzione Bussetti – una circolare ministeriale finalizzata al potenziamento della validità dell’autocertificazione rendendola unico documento necessario per l’iscrizione scolastica senza necessità di presentare certificazione aggiuntive. Alla circolare si sono ribellati i presidi italiani che, sotto il vessillo dell’Associazione Nazionale Presidi, sostengono quanto «il diritto alla Salute sia prioritario rispetto a quello dell’Istruzione». In sua difesa Giulia Grillo definisce la polemica «surreale» soprattutto considerando che «l’autocertificazione era un atto deciso dal precedente Governo e utilizzato per tutto il 2017». Inoltre «autocertificare non significa certificare il falso – ribadisce il Ministro -, perché altrimenti “ti becchi” sei mesi di carcere…».
IL MILLEPROROGHE E IL FUTURO DELL’OBBLIGO
Ad alimentare la confusione lo scorso 3 agosto anche il via libera dal Senato al cosiddetto decreto Milleproroghe che contiene due emendamenti che propongono lo slittamento all’anno scolastico 2019/2020 dell’obbligo di presentare la documentazione vaccinale per l’iscrizione dei bambini alle scuole materne e ai nidi. Tuttavia con la chiusura dei Palazzi per le ferie estive il decreto probabilmente non farà in tempo ad essere varato prima dell’inizio delle scuole (è atteso il passaggio alla Camera per l’11 settembre) e dunque rimarrà in vigore la circolare firmata a luglio dal Ministro dell’Istruzione e dal Ministro della Salute. Questa la situazione in attesa dell’approvazione del Disegno di legge proposto dalla maggioranza che regolerà una volta per tutte la questione.
COSA NE PENSA IL MONDO MEDICO-SCIENTIFICO?
Una parte della comunità scientifica ritiene le disposizioni della circolare Grillo-Bussetti inattuabili. Alcuni esperti infatti sostengono che l’obbligo di presentazione dei certificati di vaccinazione è stabilito da una legge dello Stato che non può essere soverchiata da una circolare ministeriale. Inoltre a dar man forte alla legge anche l’articolo 49 del Dpr 445/2000 che stabilisce l’esclusiva validità dei certificati medici che non possono essere sostituiti da un’autocertificazione. La comunità scientifica in questi ultimi giorni prende una posizione ancor più netta attraverso la voce dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) e della Società italiana di chirurgia (Sic) che precisano come «la salute pubblica e il bene comune stiano sopra a ogni altro convincimento o idea politica comportando scelte legate al buonsenso e al coraggio e non seguendo teorie antiscientifiche». Sempre di questi giorni è la lettera scritta dalle scienziate italiane del gruppo Top Italian Women Scientists.1, poche righe in cui le ricercatrici esprimono «preoccupazione rispetto ai progetti di legge in ambito vaccinale» perché i vaccini «proteggono la società intera e le statistiche parlano chiaro». «Per noi cittadini, vaccinare noi stessi e i nostri figli è un’azione di responsabilità e solidarietà sociale – aggiungono le scienziate fra cui spiccano nomi come Liliana Dell’Osso, direttore dell’Unità Operativa e della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Pisa e Vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria, e Ariela Benigni, capo del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – . Per il governo, offrire ed esigere l’obbligo vaccinale è segno di competenza, coscienza scientifica e maturità politica». A questo coro di voci si aggiungono anche le dichiarazioni di Roberto Burioni, Professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.