«È necessaria una programmazione seria concordata con la professione. Vogliamo essere consulenti gratuiti della politica». Già programmato vertice FNOMCeO – Ministero sul tema. L’intervista al segretario nazionale della Federazione degli Ordini dei Medici
È ormai notizia vecchia e nota a tutti: in Italia mancano i medici, e nei prossimi anni, in assenza di risposte, la situazione non potrà che peggiorare. «E allora perché la facoltà di medicina è a numero chiuso? Se servono medici, fateci studiare». È questa la reazione di molti giovani aspiranti camici bianchi, che si apprestano ad affrontare la prova d’accesso che sbarrerà la strada a cinque di loro su sei, quando leggono di paesi senza pediatri o senza medici di famiglia, di ospedali bloccati per l’assenza di alcune specializzazioni, di previsioni imbarazzanti secondo le quali, tra cinque anni, nel Sistema Sanitario Nazionale mancheranno circa 12mila medici. «E allora abolite il numero chiuso». Già sembra di sentirli i cori e le grida di protesta di coloro che si daranno appuntamento per il 4 settembre, giorno del test, in tutti gli atenei d’Italia, contestando un sistema ritenuto illegittimo e ingiusto.
«Il problema della facoltà a numero chiuso per ora è secondario. Prima va affrontata e risolta la situazione che vede migliaia di medici, già laureati, in un limbo da cui si esce con estrema difficoltà». A rispondere ai dubbi e alle proteste dei diplomati è Roberto Monaco, segretario nazionale della FNOMCeO. «Ogni anno un migliaio di giovani si laurea e poi non riesce ad entrare né nelle scuole di specializzazione né nei corsi di formazione in medicina generale, perché non ci sono posti a disposizione per tutti. Sono quindi inoccupati, bloccati in un limbo tanto più assurdo nel momento in cui mancano i medici».
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Prima di qualunque intervento sul meccanismo del numero chiuso, bisogna quindi aumentare le borse per le specializzazioni e la medicina generale. Così facendo, gli inoccupati intraprenderanno il loro percorso di specializzazione e potranno quindi iniziare a lavorare e a sostituire i medici che nei prossimi anni andranno in pensione, affrontando in questo modo anche il problema della carenza di camici bianchi. «In questo momento – aggiunge Monaco – aumentare le persone che accedono a medicina avrebbe come unica conseguenza l’aumento delle persone che rimangono nel limbo. Al Sistema Sanitario Nazionale non interessa, per ora, che ci siano più laureati, ma più specialisti».
E ne è ben consapevole il ministro della Salute Giulia Grillo, che ha richiesto alle Regioni i dati relativi alla carenza dei medici per definire contromisure utili a contrastare il problema, annunciando la possibilità di «prime significative novità» già nella prossima Legge di stabilità. Intanto è già in programma a breve un incontro FNOMCeO – Ministero per affrontare la questione.
«Se vogliamo mantenere un sistema sanitario pubblico che sia equo, solidale e universalistico – continua il segretario della Federazione Nazionale degli Ordini – è necessaria una programmazione seria: tutti i laureati devono aver modo di entrare in uno dei due percorsi formativi. E la programmazione deve essere concordata con la professione: noi vogliamo essere consulenti gratuiti della politica, vogliamo essere ascoltati ed esser parte attiva del processo decisionale perché conosciamo bene i problemi della professione, degli ospedali e del sistema sanitario. Ci viviamo giorno e notte in questo sistema, e sappiamo bene dove si può risparmiare o dove investire».
Tuttavia, anche se le borse aumentassero domani, il sistema sanitario coglierebbe i frutti di questa decisione tra cinque anni, alla fine della specializzazione. E nel frattempo? C’è chi, come il sindacato Anaao, propone l’apertura dei concorsi agli specializzandi dell’ultimo anno per farli entrare prima nel mondo del lavoro: «Davanti ad una situazione di emergenza – commenta Monaco – si devono trovare soluzioni di emergenza. Per la FNOMCeO iniziare a ragionare per cercare di trovare delle soluzioni è sempre positivo».
La stessa FNOMCeO, dal canto suo, ha trovato una possibile soluzione alla questione numero chiuso: di concerto con il ministero dell’Istruzione, ha dato vita in alcuni licei d’Italia ai corsi di curvatura biomedica. «Sentendo medici parlare di medicina in lezioni tenute a scuola, gli studenti si rendono conto di cosa li aspetta e capiscono veramente se hanno voglia di diventare dottori. A Siena, lo scorso anno solo la metà dei ragazzi iscritti ha concluso il percorso. Creiamo quindi un percorso di orientamento in modo che i ragazzi capiscano se la loro passione è reale o se vogliono diventar dottori come una volta si voleva diventare astronauti», conclude Monaco.
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