Tra i camici bianchi prevale rassegnazione e sfiducia. I dati del sondaggio preoccupano il Presidente Filippo Anelli: «Questo porta con sé gravi effetti collaterali come la mancata denuncia alle autorità, l’immobilismo dei decisori, ma anche il burnout dei professionisti, con esaurimento emotivo»
I camici bianchi si sentono sempre più insicuri ma ormai ritengono le aggressioni, verbali o fisiche, come un fatto inevitabile e abituale. È questo il sentimento che emerge dal questionario della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri rivolto a tutti medici e gli operatori sanitari italiani sul tema delle aggressioni ai medici e al personale sanitario.
I numeri sono stati presentati dal presidente FNOMCeO Filippo Anelli al Teatro Royal di Bari in occasione della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, dedicata alla memoria di Paola Labriola, la psichiatra uccisa da un suo paziente, e a quella di tutte le altre vittime.
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I dati sono allarmanti: il 50% degli intervistati ha subìto, nell’ultimo anno, aggressioni verbali, il 4% è stato vittima di violenza fisica. Il 78% degli intervistati non sa se esistano o meno procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza, mentre oltre il 38% degli operatori sanitari si sente poco o per nulla al sicuro e più del 46% è abbastanza o molto preoccupato di subire aggressioni.
«Uno dei dati a nostro avviso più allarmanti – spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – è la rassegnazione che emerge dalle risposte dei nostri colleghi: il 48% di chi ha subito un’aggressione verbale ritiene l’evento ‘abituale’, il 12% ‘inevitabile’, quasi come se facesse parte della routine o fosse da annoverare tra i normali rischi professionali. Le percentuali cambiano di poco in coloro che hanno subito violenza fisica: quasi il 16% ritiene l’evento ‘inevitabile’, il 42% lo considera ‘abituale’».
Il fenomeno delle aggressioni ha avuto un’impennata nell’ultimo anno tanto da spingere il governo a presentare un Ddl per arginare una piaga che spaventa sempre di più i camici bianchi.
Al questionario – proposto dall’Associazione Scientifica Nazionale Hospital & Clinical Risk Managers ed elaborato dal professor Alberto Firenze dell’Università di Palermo, e che rimarrà aperto sino al 30 settembre – hanno risposto sinora più di 5000 professionisti sanitari, per la maggior parte (il 73%) medici (ospedalieri, del territorio, convenzionati, liberi professionisti, di strutture pubbliche e private), seguiti da ostetrici (5%) infermieri (3%) odontoiatri (3%) e altri operatori, e in maggioranza (il 56%) donne. Sono arrivate risposte da tutte le Regioni, con in testa il Piemonte (circa il 21%), seguito dalla Lombardia (16%), dalla Puglia (12%) e dalla Toscana (9%).
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«Questa percezione falsata e quasi rassegnata del fenomeno porta con sé gravi effetti collaterali – continua Anelli – come la mancata denuncia alle autorità, l’immobilismo dei decisori, ma anche il burnout dei professionisti, con esaurimento emotivo, perdita del senso del sé e demotivazione nello svolgimento della professione. La FNOMCeO non ci sta, e grida il suo ‘Basta!’ a ogni forma di violenza contro chi chiede soltanto di poter curare il prossimo in serenità e sicurezza».