Focus dell’incontro le nuove evidenze che indicano la necessità di trattare la salute maschile in maniera specifica. I 53 Stati membri si apprestano a sottoscrivere una nuova strategia europea per affrontare le sfide di salute
«Il Sistema Sanitario italiano è un punto di riferimento in Europa e nel mondo. Proprio per questo il nostro obiettivo è preservarlo con tutte le misure necessarie affinché il diritto alla salute sia garantito a tutti». Così il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha aperto i lavori della 68° sessione del Comitato regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in corso, per la prima volta, a Roma.
Davanti ad una platea composta dai rappresentanti della sanità di 53 Paesi, Conte ha quindi sottolineato l’importanza dell’universalità del sistema sanitario italiano, che dal 1978 riconosce «a tutti gli gli individui il diritto ad un medico e all’assistenza sanitaria, in qualunque situazione economica o sociale essi si trovino. Per l’OMS – ha proseguito il Premier – la copertura sanitaria universale è una priorità; per l’Italia, come precisato dal contratto di governo, è prioritario preservare l’attuale sistema di gestione del SSN e il suo universalismo, la cui ricchezza è tra i fattori che consentono al nostro Paese di essere il secondo in Europa per aspettativa di vita».
Ha poi rivolto un pensiero ai medici e agli operatori sanitari italiani, «eccellenze nel mondo», che devono tornare al centro del sistema, insieme a merito e trasparenza. Segnale chiaro di questa intenzione, ha detto Conte, la nomina di Luca Li Bassi a direttore generale dell’Aifa. Inoltre, a margine del suo intervento, il Presidente ha posto l’accento sulla spesa sanitaria privata, che «in Italia è troppo alta. Si attesta al 20% mentre l’OMS raccomanda di non superare il 15%. Interverremo per abbassarla» ha infine annunciato.
L’intervento di Conte è stato seguito da quello del ministro della Salute Giulia Grillo, che ha ceduto la presidenza dell’incontro al sottosegretario Bartolazzi per il suo stato di gravidanza avanzato. Dopo essersi detta emozionata di rappresentare il Sistema Sanitario Nazionale in un consesso tanto importante, il ministro ha rivolto uno sguardo allo stato della sanità italiana, citando le «troppe diseguaglianze che ancora ci sono nel Paese, tra le Regioni e all’interno delle stesse città, in cui spesso coesistono eccellenze e problematiche gravi». Ha parlato della carenza dei medici, nonostante la quale «grazie all’abnegazione di medici e professionisti sanitari le cure sono assicurate a tutti», e ha quindi ribadito di essere al lavoro per ridurre i ticket e le liste d’attesa, «cambiamenti già cominciati che richiedono grande lavoro e confronto».
A concludere i saluti istituzionali, la principessa Mary di Danimarca, che ha iniziato il suo intervento parlando dei vaccini: «Nonostante il ruolo fondamentale che abbiano avuto per il progresso degli ultimi anni, sono sempre più messi in discussione. Il record di casi di morbillo registrato in Europa è inaccettabile, così come sono intollerabili le morte per malattie facilmente contrastabili con due sole iniezioni di un vaccino sicuro ed efficace. È fondamentale – ha proseguito la principessa – che si raggiunga la soglia del 95% di vaccinati, e che le autorità dei Paesi in cui è difficile ottenere questi risultati analizzino e capiscano le cause della sfiducia di alcuni genitori nei confronti delle vaccinazioni, e agire di conseguenza».
Il direttore regionale di OMS Europa Zsuzsanna Jakab ha quindi presentato uno dei focus dell’incontro: il primo studio OMS che si occupa della salute e del benessere maschile nei Paesi della regione europea. Il rapporto indica che gli uomini vivono più a lungo e più in salute che in passato. Eppure, molti muoiono per cause che possono essere prevenute e le ragioni di ciò vanno ben oltre la mera biologia. Le nuove evidenze indicano la necessità di trattare la salute maschile in maniera specifica e la identificano come argomento prioritario per i decisori politici europei. La relazione “Salute e benessere maschile nella regione europea OMS: miglior salute attraverso un approccio di genere” (The health and well-being of men in the WHO European Region: better health through a gender approach) è stata presentata ufficialmente ai delegati dell’organo decisionale dell’OMS Europa, che si appresta a sottoscrivere una nuova strategia europea per affrontare le sfide di salute maschile.
«La regione europea è un esempio di riduzione efficace della mortalità prematura dovuta a malattie non trasmissibili. Eppure ancora troppi uomini non vengono raggiunti dai servizi sanitari e muoiono giovani per patologie di questo tipo oppure a causa di infortuni. Il nuovo rapporto ci permette di capire le loro necessità specifiche e come possiamo fornire interventi dedicati. Ciò garantirà anche che si raggiunga l’ Obiettivo di Sviluppo Sostenibile sulla parità di genere» ha commentato la dottoressa Jakab.
Lo studio sottolinea che sussiste un ampio divario in materia di salute maschile in Europa con una aspettativa di vita alla nascita che va dai 64 agli 81 anni: una differenza tra Paesi pari a 17 anni. Secondo il report, circa l’86% di tutte le morti maschili può essere attribuito a malattie non trasmissibili e agli infortuni che colpiscono gli uomini in età più giovane: le cause principali di morte per gli uomini tra i 30 e i 59 anni di vita sono infatti le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie. Si riscontrano inoltre grandi differenze all’interno della Regione, considerato che il rischio per gli uomini di morire prematuramente a causa di patologie cardiovascolari è sette volte maggiore rispetto alla parte occidentale.
Andando ad indagare le cause di questa differenza tra uomini e donna, i comportamenti maschili ricoprono un ruolo importante: più uomini rispetto alle donne fumano, consumano alcol, sono vittima di infortuni o coinvolti in episodi di violenza interpersonale e seguono un’alimentazione scorretta. Inoltre, gli uomini sono spesso meno portati a rivolgersi ai medici rispetto alle donne. Per esempio, uomini con problemi emotivi o con sintomi di depressione spesso non vengono diagnosticati perchè non prendono sul serio tali condizioni e non sono abituati a chiedere aiuto. L’incapacità nell’identificare problemi di salute mentale contribuisce ad aumentare le percentuali di suicidio, che, per gli uomini tra i 30 e i 49 anni, è di 5 volte superiore rispetto alle donne della stessa fascia di età.