Il Senatore, membro della Commissione Igiene e Sanità, spiega perché ha deciso di appoggiare l’accordo transattivo, proposto da un fronte politico trasversale: «Questo testo farà da pungolo al Governo. La questione va risolta in fretta».
«Chiudere la vicenda degli ex specializzandi è interesse di tutti, cittadini e governo. Il Disegno di legge che abbiamo presentato serve proprio a questo». Così il Senatore Luigi Gaetti, membro della Commissione Igiene e Sanità per il Movimento 5 Stelle. Insieme ad altri 20 colleghi ha firmato il Ddl 2400 che mira a chiudere una volta per tutte una vicenda che si protrae ormai da diversi decenni: quella dei camici bianchi a cui non è stato corrisposto il corretto trattamento economico per gli anni di scuola post-laurea frequentati, come invece previsto da diverse e specifiche direttive europee. Il mancato pagamento ha generato un enorme contenzioso che è già costato caro alla presidenza del Consiglio. Il rischio di esborso totale è calcolato in oltre 5 miliardi di euro. È per scongiurare un’eventualità del genere che il Senatore Gaetti (che ha spiegato come il Movimento non si tiri indietro quando si tratta di combattere battaglie giuste, anche appoggiando proposte provenienti da altri schieramenti politici) e colleghi di partiti diversi hanno deciso di intervenire. Con la volontà politica della maggioranza, sempre secondo Gaetti, la partita può essere chiusa in 60 giorni.
«Questo ultimo Ddl è stato firmato da molti parlamentari della Commissione Sanità per risolvere un problema tecnico e per fare da pungolo al Governo. Sul tavolo abbiamo messo, in maniera chiara e precisa, una proposta che può risolvere la questione in tempi brevi. È nell’interesse del Governo stesso riuscirci».
Il Movimento 5 Stelle ha di recente presentato un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio per chiedere conto delle uscite di Palazzo Chigi, e si è scoperto che la principale voce di spesa è proprio quella che riguarda gli ex specializzandi…
«Esattamente. C’è poi da dire che si tratta di una spesa che non solo è ingente, ma che viene anche distribuita in maniera molto disomogenea sul territorio. Ci sono, ad esempio, alcuni Tribunali che riconoscono gli interessi e altri che non lo fanno. Ci troviamo spesso di fronte a rimborsi calcolati in maniera differente, ma visto che gli specializzandi hanno fatto tutti il medesimo lavoro, appare necessario a questo punto uniformare le posizioni e chiudere la questione negli interessi di tutta la collettività. Anche perché l’aspetto del rischio economico è importante, e risolverlo è nell’interesse di tutti».
Si parla di un rischio di oltre 5 miliardi di euro. Il vostro Ddl mira a risarcire i medici con una cifra forfettaria ma certa. In questo modo il medico viene risarcito e lo Stato risparmia.
«Non solo. Nel testo è presente un articolo che secondo me è estremamente importante, ed è quello che prevede la possibilità per il medico di scegliere se far riconoscere la cifra del rimborso per una “ricostruzione” pensionistica. Va detto che molti di quelli che avevano diritto alla borsa di studio hanno cominciato la specialità all’inizio degli anni 80. Questi professionisti, me compreso, sono ormai quasi alla fine della carriera. La maggior parte di noi non ha riscattato gli anni della specialità, per cui questa cifra potrebbe essere considerata quasi una “partita di giro”, quindi data agli enti preposti, come Enpam e Inps, e fare in modo che questi soldi vengano riconosciuti nel regime pensionistico. Questo è, dal mio punto di vista, un altro valore aggiunto estremamente importante alla proposta».
Questo meccanismo di prepensionamento per i medici che hanno fatto la specializzazione potrebbe andare ad incidere anche su un altro problema del mondo sanitario, cioè la mancanza del turnover e il blocco all’ingresso di tanti giovani specializzati.
«Tutto ciò permetterebbe anche una maggiore chiarezza per quel che riguarda il futuro dei nostri giovani, perché dobbiamo ricordare che, solo per fare un esempio, nei prossimi cinque anni il 40% dei medici di base andrà in pensione. In questo modo verranno definiti meglio tutti i nuovi assetti e avremo modo di ricostruire una sanità del futuro stabilizzando quei medici che adesso hanno difficoltà di vario tipo o un lavoro precario. Potrebbe essere davvero un buon punto di partenza da tanti punti di vista».