Contributi e Opinioni 15 Ottobre 2018 16:59

Care future mamme, il 23 novembre scioperiamo anche per garantirvi il diritto a un parto senza dolore

Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC

Una lettera aperta del sindacato AAROI-EMAC rivolta a mamme e future mamme pone l’attenzione del sindacato su un diritto negato, quello alla partoanalgesia, che, seppur inserito nei nuovi LEA, spesso viene disatteso. Ecco il testo dell’intervento del sindacato degli anestesisti:

 «È sempre antipatico dire “lo avevamo detto”, ma in questo caso – purtroppo – non è altro che la realtà. Lo avevamo scritto e riscritto all’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, lo avevamo denunciato sui media, avevamo anche lanciato una petizione su change.org sulla sicurezza dei Punti Nascita. Insomma avevamo cercato in tutti i modi di sensibilizzare sul fatto che inserire la partoanalgesia nei Nuovi Lea non equivaleva a dire che il parto senza dolore sarebbe diventato un diritto per tutte le mamme che ne avessero fatto richiesta. L’ennesima testimonianza è arrivata in questi giorni dalla lettera di una futura mamma ripresa dalla Gazzetta del Mezzogiorno e da Il Giornale in cui si denuncia – appunto – l’impossibilità di scegliere se ricorrere all’analgesia o meno e si parla di un diritto negato.

Chi più di noi – care future mamme – può comprendere il vostro stato d’animo? Fin da subito lo abbiamo definito un diritto di carta, ben consapevoli che isorisorse e senza un piano per colmare la carenza di Anestesisti Rianimatori in Italia sarebbe stato aleatorio, o – per dirla meglio – impossibile istituire servizi di partoanalgesia là dove non ci sono risorse umane sufficienti.

È per questo, care future mamme, che oggi come allora riteniamo giusto scrivervi affinché non pensiate mai che l’impossibilità di garantire un vostro diritto possa solo lontanamente dipendere dalla volontà degli Anestesisti Rianimatori Italiani. È esattamente il contrario. E ben lo ha sottolineato la futura mamma nella sua lettera nello scrivere che “viene negata ai medici la possibilità di dare a noi pazienti tutte le cure e gli aiuti possibili”.

Come Professionisti tra le cui attività c’è quella di alleviare il dolore, è per noi molto triste non poterlo fare ogni qualvolta ci sia richiesto perché in alcune realtà non siamo messi in condizioni di svolgere il nostro lavoro. D’altra parte è per noi improponibile – anche se purtroppo talvolta accade per imposizione di Aziende che vogliono apparire zelanti – offrire il Servizio di partoanalgesia in Punti Nascita che non rispondano ai criteri di sicurezza previsti dalle normative. Vale a dire che là dove non vi sia un Anestesista Rianimatore dedicato al Punto Nascita o ancor meglio al parto indolore, non è possibile garantire questo servizio.

Per noi viene prima di tutto la sicurezza dei pazienti. Anche per questo – affinché la carenza di Anestesisti Rianimatori venga colmata in modo da poter garantire i LEA – il 23 novembre Noi scioperiamo. Anche per Voi».

 

Articoli correlati
La Sanità è diventata un bene di lusso, cresce l’impoverimento delle famiglie
Secondo il 19° Rapporto del CREA Sanità "al Ssn servono 15 miliardi per non aumentare il distacco dal resto dell’UE, personale carente e sottopagato. Rispetto ai partner EU, il nostro Paese investe meno nella Sanità, aumenta la spesa privata ed è a rischio l’equità del sistema". Digitalizzazione necessaria per le “nuove cronicità"
Neonatologi SIN: ancora troppi punti nascita piccoli, riorganizzazione urgente per la sicurezza dei neonati
«Sono 395, secondo l’ultimo rapporto CeDAP (dati 2022), i punti nascita nel nostro paese, di cui ben 96 con meno di 500 nati/anno, con circa 29.000 nascite, e soltanto 137 con oltre 1.000 nati/anno, con circa 240.000 parti. Troppi, e molti troppo piccoli». Il presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Luigi Orfeo interviene sulla questione della riorganizzazione dei punti nascita in Italia, nel corso del 29esimo congresso nazionale SIN, a Napoli fino al 6 ottobre
di V.A.
Sanità italiana divisa a metà: 29 milioni di italiani in difficoltà con le cure
La sanità italiana sempre più divisa in due con ben 29 milioni di italiani che potrebbero avere serie difficoltà. Le performance sanitarie per il 2023 vedono infatti otto tra Regioni e Province autonome promosse, sette rimandate e sei bocciate. Sono i risultato del rapporto «Le performance regionali» del Crea Sanità, Centro per la ricerca economica applicata in sanità, presentato oggi a Roma
Come deve essere effettuata dal Provider la verifica dell’apprendimento?
La verifica dell’apprendimento può essere effettuata con diversi strumenti: quesiti a scelta multipla o a risposta aperta, esame orale, esame pratico, produzione di un documento, realizzazione di un progetto, ecc. Se vengono usati i quesiti, devono essere standardizzati in almeno 3 quesiti per ogni credito ECM erogato e nel caso si predispongono quesiti a scelta […]
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...