Piergiovanni Alleva, Professore ordinario Diritto del Lavoro Università Politecnica delle Marche ed esperto nel contenzioso con lo Stato per le borse di studio non pagate, spiega perché c’è ancora tempo per presentare ricorso: «Il diritto, sancito nel 2007, ha prescrizione decennale, ma secondo alcune interpretazioni giurisprudenziali si potrebbe anche estendere».
Un diritto praticamente certo e una prescrizione ancora molto lontana. La vicenda dei medici ex specializzandi che non hanno ricevuto il corretto trattamento economico per gli anni di lavoro tra il 1978 e il 2006 è fissata tra questi due dati di fatto. La diretta conseguenza è che può costare ancora tanto alle casse dello Stato, finora già costrette a versare nelle tasche dei professionisti danneggiati oltre 500 milioni di euro. Si calcola un rischio di esborso totale di oltre 5 miliardi di euro. Una cifra abnorme e che potrebbe sempre aumentare se altri aventi diritto si facessero avanti ora unendosi agli oltre 97mila medici che hanno già fatto causa allo Stato.
A frenare i colleghi più “ritardatari” è stata finora l’incognita prescrizione: «Ma io avrò ancora diritto al mio rimborso a tanti anni di distanza?», si domandano. Per chiarire una volta per tutte la questione, Sanità Informazione ne ha parlato con Piergiovanni Alleva, Professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università Politecnica delle Marche e massimo esperto della vicenda, che agli indecisi dà una certezza: possono ancora fare ricorso. Si parla, come data in cui il diritto andrà in prescrizione, del 2017, sia per chi ha frequentato una scuola post-laurea tra il 1978 e il 1993 (senza ricevere alcun compenso), sia per chi si è specializzato tra il 1994 e il 2006 (ricevendo una borsa di studio parziale). Per i primi, la prescrizione inizierebbe il 20 ottobre 2007 (data in cui l’obbligo di attuare la direttiva europea è cessato). Di conseguenza, il termine decennale è previsto per il 20 ottobre del 2017. Per quanto riguarda, invece, gli ex specializzandi ’94-2006, la prescrizione (sempre decennale) inizierebbe a decorrere a partire dalla data di emanazione dei tre DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 7 marzo, 6 luglio e 2 novembre 2007. La prescrizione scadrebbe dunque negli stessi giorni del 2017. In quest’ultimo caso, però, non essendoci una norma attuativa nei confronti dei medici che si sono iscritti prima del 2006, non è detto che quella del 2 novembre sia, in realtà, l’ultima data utile.
La battaglia, insomma, potrebbe continuare ancora a lungo, come conferma il Professor Alleva: «Se la data in cui interverrà la prescrizione è effettivamente e definitivamente stabilizzata è un fatto di interpretazione. Non è scritta da nessuna parte in questi termini. Quindi esiste la possibilità di spostare questa data in avanti». Il professor Alleva spiega inoltre come i termini «scadrebbero nel 2017 perché dieci anni prima vi sarebbe stata, in sostanza, la definitiva sicurezza e certezza che avremmo avuto un perfetto adeguamento alla normativa europea in merito. Lo Stato italiano, in un primo momento, non si è adeguato alla normativa europea, poi lo ha fatto in parte, e da questo mancato adeguamento è nato il diritto dei medici al risarcimento. Diritto che, in questo caso, ha appunto un tipo di prescrizione decennale».
Il Professor Alleva spiega poi perché il diritto al risarcimento non può essere nato prima del 2007: «Io professionista ho il diritto ad avere un risarcimento perché lo Stato italiano non si è messo in regola fino in fondo con la normativa europea, ma fintanto che poteva mettersi in regola, questo mio diritto al risarcimento non può dirsi definitivamente nato, perché qualora fosse avvenuta la regolarizzazione, sarebbe stato soddisfatto il mio diritto “diretto”. Qui, invece, non parliamo di diritto diretto ma di diritto risarcitorio. Negli anni – continua Alleva – si è venuta a creare una situazione di illegittimità che si è prolungata nel tempo ma che poteva essere sanata. Nel 2007 è stata raggiunta una stabilizzazione e si può dire che da quel punto è possibile far valere il diritto al risarcimento». Insomma, dal 2007 i medici che non hanno ricevuto il trattamento economico previsto dalle normative europee per gli anni di specializzazione hanno il diritto al risarcimento. Per questo, i dieci anni cominciano in quel momento e finiranno nel 2017. Tutto ciò, se si considera che le sentenze favorevoli ai medici ricorrenti continuano ad arrivare con una velocità sempre maggiore, così come i rimborsi vengono corrisposti dalla Presidenza del Consiglio ormai in tempi rapidissimi, rappresenta per lo Stato una bella spina nel fianco. E si andrà avanti così ancora per un bel po’ di tempo, a meno che non venga prima approvato il Ddl 2400, attualmente in discussione in Parlamento, con cui si propone un accordo transattivo valido solo per chi avrà precedentemente fatto ricorso.