Rafforzare la medicina territoriale, puntare alla sensibilizzazione dei cittadini e lavorare a un vero e proprio cambio culturale perché i bambini affetti da diabete infantile vivano sempre meglio. È quanto emerso dall’incontro tra il senatore del Movimento 5 Stelle della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Raffaele Mautone, il presidente Pierpaolo Sileri e il coordinamento […]
Rafforzare la medicina territoriale, puntare alla sensibilizzazione dei cittadini e lavorare a un vero e proprio cambio culturale perché i bambini affetti da diabete infantile vivano sempre meglio. È quanto emerso dall’incontro tra il senatore del Movimento 5 Stelle della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Raffaele Mautone, il presidente Pierpaolo Sileri e il coordinamento tra le associazioni italiane di aiuto a bambini e giovani con diabete.
In Italia ci sono 20mila bimbi e adolescenti con il diabete mellito di tipo 1, spiegano le associazioni, «una patologia autoimmune che porta il pancreas a non secernere più insulina, questi ragazzi devono conoscere e tenere sotto controllo la glicemia con la somministrazione di insulina. Hanno però bisogno di avere accanto non solo le famiglie ma team sanitari, scuola e società attenti e rispettosi dei loro diritti».
In questo senso, ha evidenziato il senatore Mautone, organizzatore dell’incontro e pediatra, «il diabete giovanile è più comune di quanto si creda. Per questo bisogna puntare alla sensibilizzazione di tutti i cittadini. C’è, infatti, una scarsa capacità di comprendere la gravità del diabete nell’infanzia, ancora oggi alcuni medici non riconoscono il diabete tipo 1 in fase iniziale. È necessario un cambio culturale perché il diabete nei bimbi non venga visto più come una cosa rara o rarissima».
In questo, ha concluso il presidente della Commissione Igiene e Sanità, Pierpaolo Sileri, «il ruolo delle associazioni è fondamentale anche per noi politici. Dobbiamo lavorare insieme perché il confronto e il dialogo diretto possono creare le basi per un percorso comune. Per avere le risposte bisogna porre le domande giuste e per il diabete giovanile ne servono tante perché si tratta di una patologia in crescita. È necessario superare il gap regionale e puntare a campagne informative, anche nelle scuole e nelle palestre. Noi siamo al vostro fianco e lavoreremo in questo senso».
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