Il governatore è intervenuto all’inaugurazione del Centro Studi Clinici Fase 1 dell’IFO Regina Elena a Roma. «Siamo preoccupati – ha sottolineato – dopo discussioni infinite ancora non è chiaro quale sarà la manovra economica del governo». Poi torna sull’accordo stipulato con Sardegna, Valle d’Aosta, Piemonte e Veneto sul prezzo dei farmaci: «Ci farà risparmiare in tutto 31 milioni di euro e riguarderà un’area di 17 milioni di cittadini»
C’era il parterre delle grandi occasioni all’IFO Regina Elena di Roma per l’inaugurazione del Centro per gli studi clinici di Fase1 – Early Phase. Dal Sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, e poi l’assessore alla Sanità della Regione Lazio oltre a Francesco Ripa Di Meana, Direttore Generale IFO, e l’oncologo Francesco Cognetti, Direttore dell’Oncologia Medica 1 dell’Istituto Regina Elena, tutti hanno lodato l’investimento dell’ospedale, un centro di eccellenza della ricerca oncologica del Lazio che ora, con la fase uno che fa da ponte tra la ricerca pre-clinica e la ricerca sull’uomo, aggiunge un tassello importante che completa l’offerta della sperimentazione.
«Un investimento importante – sottolinea Francesco Ripa Di Meana – per dotare il nostro Istituto di un grande centro pubblico a disposizione dell’industria farmaceutica e, presto, del network no profit. L’obiettivo finale è rendere Roma più competitiva, con tutte le sue strutture di ricerca, nella sfida globale dello sviluppo dei nuovi farmaci per l’oncologia e la dermatologia in Italia e nel mondo».
La certificazione della struttura per la fase 1 è stata di recente ratificata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha stabilito nel 2015 e 2016 requisiti molto stringenti. L’investimento iniziale per l’attivazione del centro studi IFO è stato di 500 mila euro per tecnologie e risorse umane.
Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha sottolineato il grande investimento della Giunta sulla ricerca (100 milioni in cinque anni) e non ha rinunciato a qualche stoccata polemica verso il governo giallo-verde, soprattutto sui fondi alla sanità. «Ce la stiamo facendo, stiamo uscendo dal commissariamento innalzando la qualità delle cure, tentando di aggredire i nodi più complessi del nuovo sistema della salute ma oggi con l’IFO si fa un salto in avanti molto importante sulla ricerca in collaborazione anche con le industrie farmaceutiche per fare una ricerca utile e vicina ai pazienti – sottolinea Zingaretti – Per noi uscire dal commissariamento significa non essere pigri sia nel campo della ricerca che nel campo della gestione. Rivoluzionario è l’accordo che abbiamo chiuso con cinque regioni italiane per comprare farmaci che ci farà risparmiare in tutto 31 milioni di euro con un’area di 17 milioni di cittadini che solo per il Lazio comporterà un risparmio di circa 10 milioni di euro. È un esempio di come si può risparmiare efficientando la macchina amministrativa e di come per noi spending review è innovazione, non è taglio delle prestazioni. Ne abbiamo fatte tante, sia in sanità che non, ma questo credo che sia il primo accordo tra regioni che ha queste dimensioni e che indica una via perché noi continueremo così per il bene dei cittadini e per il bene del nostro sistema».
Poi l’affondo sul governo Conte e sulle poche risorse destinate alla sanità e giudicate insufficienti dalle regioni: «Noi più che altro siamo preoccupati che dopo discussioni infinite ancora non è chiaro quale sarà la manovra economica del governo – aggiunge il presidente della regione Lazio – Per ora il governo ha prodotto solo debiti e ha eliminato risorse finanziarie che sarebbero potute andare ai servizi e allo sviluppo. Siamo passati da 130 punti di spread agli attuali 300 circa che vuol dire che in questo Paese stanno aumentando solo i debiti e purtroppo si stanno fermando le infrastrutture. Quindi è una fase storica in cui aumentano i problemi e non c’è traccia di possibilità di aumentare la produzione. Anche i dati sul Prodotto interno lordo ci indicano che quel numero scritto in quel Def, 1,5%: purtroppo, lo dico da italiano, è una pia illusione. Quindi c’è come una sensazione che i conti della nostra Repubblica sono totalmente fuori controllo».