Il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia fa il punto sul Congresso Sigo, Aogoi e Agui appena concluso: «Si è dibattuto di salute femminile a 360 gradi. Fondamentale affrontare temi carenza specialisti e integrazione università-SSN»
Ottobre si è concluso con quattro giorni di congresso di ginecologia e ostetricia. Sigo, Aogoi e Agui si sono riunite a Roma per discutere della salute di tutte le fasi della vita di una donna, dall’adolescenza alla menopausa, ma anche delle nuove frontiere e ostacoli della professione, dalla responsabilità professionale all’integrazione ospedale-territorio, dalla carenza di specialisti alla formazione. Giovanni Scambia, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia, ci ha inoltre parlato dell’importanza di nuove tecnologie, soprattutto nell’ambito della formazione, e nuove terapie, come «un nuovo farmaco che consente di prolungare di tre anni la sopravvivenza delle pazienti con tumore ovarico». Da affrontare, poi, il problema del numero insufficiente di ginecologi, destinato a peggiorare dopo il 2020, ricordando sempre che «la ginecologia italiana è considerata una delle migliori al mondo».
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Presidente Scambia, che congresso è stato quello di quest’anno?
«Sono stati dei giorni molto interessanti. Si è dibattuto di salute femminile a 360 gradi, dall’adolescenza alla menopausa, e di temi di interesse socio-sanitario; abbiamo discusso di temi generali come il costo dei farmaci e del Sistema sanitario. Oggi nel mondo della ginecologia ci sono importanti innovazioni: abbiamo ad esempio un farmaco con target molecolare che consente di prolungare la sopravvivenza delle pazienti con tumore ovarico di 3 anni; abbiamo poi tante novità nel settore materno-fetale. Credo che il Congresso sia stato quindi molto soddisfacente per tutti, con tanta partecipazione e soprattutto tanti giovani».
Qual è il ruolo che la tecnologia svolge oggi in ginecologia?
«È un ruolo importantissimo, soprattutto in chirurgia, perché oggi tante delle procedure chirurgiche che facciamo sono tecnologizzate, robotizzate, mini invasive. Lo è per quanto riguarda la parte molecolare, perché oggi si parla di medicina personalizzata e molte delle nostre patologie possono essere caratterizzate da un punto di vista biologico, e quindi trattate in maniera personalizzata e adattata alla singola paziente che abbiamo di fronte. Lo è tanto, infine, nella formazione che è cambiata completamente, per cui abbiamo centri di simulazione del parto, parliamo di simulazione chirurgica, parliamo di formazione a distanza».
A proposito di formazione, la carenza di specialisti è un problema che riguarda anche la ginecologia?
«È un discorso che vale anche per la ginecologia. È un tema di interesse nazionale sul quale dovremo riflettere, partendo dall’integrazione tra l’università ed il Sistema sanitario. Credo che sarà uno dei temi più dibattuti nei prossimi anni, perché sappiamo bene che dopo il 2020 ci sarà un ulteriore calo di specialisti e dovremo quindi vedere come e cosa fare».
In questo panorama, quali sono gli obiettivi che la Sigo si pone?
«La Sigo si pone intanto di aiutare i ginecologi italiani a formarsi e a formarsi in maniera continua; si pone poi come l’interlocutore istituzionale del ministero della Salute per tutti i temi della salute femminile; si pone come società che vuole fotografare la situazione attuale con tante rilevazioni in campo nazionale per dare i dati reali che riguardano l’assistenza sanitaria in Italia, ricordandosi sempre che la ginecologia italiana, da un punto di vista scientifico e clinico, è considerata oggi una delle migliori al mondo».
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