L’emicrania è una malattia «discriminatoria», infatti preferisce il ‘gentil sesso’. Lo dichiara Piero Barbanti dell’Istituto Scientifico San Raffaele La Pisana di Roma
È la seconda malattia più disabilitante del genere umano e a soffrirne sono in particolare le donne, circa una su tre. L’emicrania, patologia che colpisce circa il 12% degli adulti in tutto il mondo, ha un forte impatto sia sulla qualità della vita di chi ne soffre sia sui costi sostenuti dalla società.
Non si tratta di un banale cerchio alla testa né di un sintomo di altra patologia. Quando l’emicrania è una malattia presenta una severa disabilità che si protrae ben oltre gli attacchi acuti, rimane latente anche nei periodi tra una crisi e l’altra, condizionando tutte le attività di vita quotidiana. Ma quanto inficia sulla vita di chi ne soffre e perché colpisce più le donne degli uomini?
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«L’impatto è estremamente alto: l’emicrania è la terza malattia più frequente al mondo e la seconda più disabilitante – risponde ai nostri microfoni il professor Piero Barbanti dell’Istituto Scientifico San Raffaele La Pisana di Roma – si pensa essere una malattia come tante altre invece non lo è, perché colpisce in particolare tra i venti e i cinquanta anni di età quindi il periodo dell’auge del genere umano. Colpisce più la donna dell’uomo, forse perché la donna riesce a fare più cose simultaneamente rispetto all’uomo. I costi sono elevatissimi, non solo quando si ha mal di testa ma anche nei giorni successivi, tra un attacco e l’altro, perché in quel caso il soggetto comincia a evitare tutte le situazioni che potrebbero scatenarlo. Perché colpisce più la donna? Perché l’emicrania ha bisogno di un cervello iperfunzionante e la donna, più minuta e con un cervello dal peso lievemente inferiore rispetto a quello maschile, ha più sostanza grigia e maggiore vascolarità quindi è un cervello d’attacco, un cervello velocissimo in cui purtroppo l’emicrania si annida più facilmente».
Il costo totale dell’emicrania in Italia ammonta a venti miliardi di euro all’anno e il 93% di tale importo è legato a costi indiretti quali la ridotta produttività e solo una minima parte (1,6%) della popolazione italiana riceve adeguate cure preventive a causa di una inadeguata sensibilità verso il problema (studio Gema del Cergas Bocconi).
«Quello che emerge dalla ricerca – spiega Rosanna Tarricone, professoressa di economia aziendale all’Università Bocconi di Milano – è che le donne sopportano di più il dolore andando ad occupare una posizione economica inferiore rispetto agli uomini. Tutto questo ci porta a dire che l’emicrania, essendo una patologia di genere, discrimina. Dunque sarebbe lecito incentivare delle politiche che possano ridurre questa discriminazione cercando di rendere più semplice la vita di questi pazienti oltre che intervenendo per ridurre l’impatto economico sul sistema».