La vicecapogruppo dei Cinque Stelle alla Camera assicura l’impegno del Movimento sul tema e apre a modifiche sul Ddl governativo. «Anche sblocco del turn over più aiutare a risolvere problema, stiamo lavorando in questa direzione»
«Ascolteremo i rilievi di chi opera quotidianamente nel settore e degli altri gruppi parlamentari. Il problema delle aggressioni al personale sanitario va risolto alla radice». Federica Dieni, vicecapogruppo del M5S alla Camera, assicura il massimo impegno del suo partito e del governo per arrivare ad una legge condivisa su un tema che preoccupa il mondo della sanità e tutti quei camici bianchi e quei lavoratori che vivono situazioni difficili spesso in balia del violento di turno. In Parlamento fioccano i disegni di legge, da quello governativo voluto dal ministro della Salute Giulia Grillo che prevede un inasprimento delle pene, a quello della vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera Michela Rostan che invece punta a estendere la qualifica di pubblico ufficiale ai camici bianchi. Proposte diverse, ma si cercherà di trovare un punto di incontro, come assicura la Dieni: «Cercheremo di migliorare con questo testo – spiega la vicecapogruppo M5S – la condizione degli operatori sanitari che finalmente avranno uno status riconosciuto di modo che possano valere anche per loro tutte quelle garanzie previste per i pubblici ufficiali».
Onorevole, quello delle aggressioni al personale sanitario è uno dei temi più dibattuti degli ultimi tempi. Ci sono diversi disegni di legge, tra cui quello governativo, però voi avete detto che siete aperti al contributo di tutti su un tema così delicato. Andrà presto in Commissione e in Aula questo provvedimento?
«Sicuramente c’è la massima attenzione su questo tema. Il ministro Grillo, che è anche un medico, è stata subito molto attenta a portare il tema all’interno del Consiglio dei ministri, a portare un testo. Noi non siamo onniscienti e quindi ogni contributo da parte degli operatori e di chi lavora quotidianamente in questo settore è gradito e quindi noi in questo caso, una volta arrivato il testo alla Camera, cercheremo di migliorarlo, tenendo conto dei rilievi che verranno presentati dagli altri gruppi parlamentari. Lo abbiamo fatto già con la videosorveglianza nelle scuole, negli asili. Abbiamo tenuto conto delle varie proposte cercando di contemperare le varie esigenze degli interessi in gioco. In questo caso, a maggior ragione, cercheremo di risolvere il problema alla radice cercando di migliorare le condizioni di lavoro del personale che ogni giorno si adopera per salvare la vita dei pazienti e dei cittadini, e al tempo stesso cercheremo di migliorare con questo testo la condizione degli operatori sanitari che finalmente avranno uno status riconosciuto di modo che possano anche per loro valere tutte quelle garanzie previste per i pubblici ufficiali».
Il problema delle aggressioni si lega in un certo senso anche al tema dell’inefficienza. Lei viene da una regione, la Calabria, in cui la sanità non vive momenti molto positivi. Allora anche risorse in più per il Sistema sanitario nazionale possono contribuire a risolvere questo problema…
«Sicuramente. Vengo da una regione commissariata da diversi anni. Risentiamo tantissimo del carico di lavoro che c’è perché la mancanza di turn over e il fatto che non si è assunto negli ultimi anni ha fatto sì che ci potessero essere all’interno delle nostre strutture dei dipendenti, non soltanto medici ma di tutto il personale sanitario, impiegati per molte ore al giorno, quindi senza possibilità di riposo, una eventualità in contrasto con le normative europee. Ci rendiamo conto che intervenire sulla legge di Bilancio non è semplice ma cercheremo di trovare quelle risorse necessarie per consentire lo sblocco delle assunzioni e gradualmente riportare la pianta organica a quella che realmente serve per garantire il diritto alla salute di tutti quanti noi. Questo è sicuramente il nostro obiettivo e stiamo lavorando in questa direzione».