Mancato rinnovo del contratto, aumento borse di specializzazione insufficiente, scarso finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, assenza di un piano di assunzioni straordinario. Ecco perché venerdì medici, dirigenti sanitari e veterinari incroceranno le braccia
Mancano poco più di 48 ore allo sciopero di medici, veterinari e dirigenti sanitari. Tra segnali di apertura della commissione Affari Sociali e docce fredde dal ministero dell’Economia, per il quale «non ci sono ulteriori risorse per i rinnovi contrattuali 2016 – 2018», non c’è ancora l’accordo sul rinnovo del contratto di lavoro e sulle prospettive future del Sistema Sanitario Nazionale. La protesta del mondo della sanità quindi continua finché non si avranno risposte e risultati concreti. I sindacati della categoria, infatti, non hanno intenzione di retrocedere e, se hanno apprezzato la disponibilità della presidente della Commissione Marialucia Lorefice, temono che dalle parole non si passi ai fatti.
«Ben venga qualunque risposta positiva, ma sono convinto che, se risposte verranno, arriveranno per la fine del mese durante le discussioni parlamentari della manovra», commenta Costantino Troise, presidente di Anaao Assomed. Una delle possibili soluzioni per uscire dall’impasse, infatti, è quella di collegare alla legge di Bilancio il Ddl “Concretezza”, in cui verrebbe inserita una norma che consenta lo sblocco del salario accessorio.
«Non ci è ancora molto chiaro, però – aggiunge Andrea Filippi, segretario nazionale di Fp Cgil Medici – se levare il tetto ci consentirà di reintrodurre la Retribuzione Individuale di Anzianità nei fondi. Per noi ovviamente sì, però temiamo una dialettica con le Regioni che ad oggi hanno utilizzato la RIA per altri scopi e non per qualificare il lavoro dei professionisti».
Ma, come i sindacati non si stancano mai di ripetere e come sottolinea Troise, «la questione va al di là del contratto: riguarda il finanziamento del SSN in modo da poter garantire, per il futuro, l’esigibilità del diritto alla salute dei cittadini. Le due questioni sono strettamente connesse – prosegue il presidente Anaao-Assomed -: non c’è diritto alla salute se non c’è il diritto a curare con professionalità, in autonomia e in condizioni di lavoro migliori di quelle attuali».
«Chiediamo misure concrete per interrompere la deriva negativa che il SSN ha intrapreso da troppo tempo», aggiunge Alessandra Di Tullio, coordinatore nazionale di FASSID. «Le partite in ballo sono grosse e generali – specifica Filippi –. Chiediamo un piano di assunzioni straordinario e, soprattutto, l’aumento dei contratti di specializzazione: per coprire i servizi di emergenza e urgenza, quindi parliamo solo di ospedali e pronto soccorso e non di territori, ne servono almeno 3mila in più».
Nonostante, quindi, «per la prima volta la controparte abbia capito l’essenza del problema e se ne faccia carico, capendo che la nostra non è una posizione corporativa ma mira a migliorare i servizi erogati ai cittadini», come sottolinea il segretario nazionale di Anaao-Assomed Carlo Palermo, lo sciopero rimane. E, anzi, Guido Quici, presidente di CIMO, si augura che sia «solo l’inizio di una serie di iniziative. Se fosse per me farei uno sciopero a scacchiera, bloccando tutti i servizi con cadenza periodica. Se fosse per me intaserei i social di tutti i parlamentari e degli assessori regionali. Ci sono strumenti che stanno facendo la fortuna di alcuni, non vedo per quale motivo non possiamo utilizzarli anche noi».
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