Marco Tortorella, avvocato e specialista Consulcesi del contenzioso con oltre 450 milioni di euro ottenuti in favore dei medici tutelati: «Ecco come è cambiata e si è velocizzata la giurisprudenza in materia»
«Un anno e mezzo, al massimo due, per ottenere una sentenza di primo grado». Le tempistiche per accedere ai rimborsi degli ex specializzandi si sono ridotte drasticamente con il passare degli anni. Come riporta “Il Sole 24 Ore” – che riprende le parole dell’avvocato Marco Tortorella, specialista per Consulcesi del contenzioso derivato dal mancato (o parziale) pagamento delle borse di studio in medicina tra il 1978 e il 2006 – vi è ormai pochissima attività d’istruttoria da svolgere nei Tribunali, e la causa è di carattere esclusivamente documentale. Forti dunque di una giurisprudenza oramai consolidata, dunque, i medici ex specializzandi possono arrivare a sentenza in tre o quattro udienze. Cosa che, ad esempio, non era possibile ai primi ricorrenti.
Una netta accelerata l’hanno avuta anche i pagamenti della Presidenza del Consiglio, che solo nell’ultimo triennio ha liquidato oltre 6mila medici Consulcesi con una cifra superiore ai 240 milioni. Complessivamente, però, lo Stato rischia un esborso superiore ai 5 miliardi di euro, evitabile solo con l’accordo transattivo proposto dal recente Ddl Atto Senato n. 2400 e con un decreto da parte del Governo che opti per un rimborso forfettario solo per i medici che avranno presentato ricorso.
«In media – spiega ancora l’avvocato Tortorella – l’indennizzo è di oltre 6.700 euro per ogni annualità più gli interessi da quando ha intentato la causa al momento della sentenza. Si tratta di un parametro che tiene conto di indicazioni della Cassazione, ma ci sono dei casi in cui la somma è più alta e supera gli 11mila euro per ogni anno di corso. Sempre a seconda di autonome interpretazioni dei giudici, attraverso la rivalutazione degli interessi e il cosiddetto debito di valore, la cifra può anche triplicare».
La Cassazione, spiega Tortorella, ha inoltre chiarito due aspetti molto importanti: «Il primo è che possono accedere ai rimborsi anche i medici che lavoravano durante il periodo di specializzazione perché non può essere imputato a loro, ma allo Stato inadempiente, il fatto di aver frequentato la specializzazione senza ottemperare i parametri Ue; l’altro riguarda l’onere della prova, a carico dello Stato che deve dimostrare che l’ex specializzando non ha diritto al rimborso».
A fare ricorso sono sia i medici che si sono specializzati prima del 1991 senza aver avuto alcun rimborso, sia coloro che lo hanno fatto tra il 1993 e il 2006 e hanno ricevuto un compenso parziale. «Nel primo caso (‘83-‘91) – afferma ancora l’avvocato Marco Tortorella – si chiede l’intera borsa non ricevuta. Nel secondo (‘94-2006), invece, il medico chiede gli stessi diritti di chi si è specializzato dopo il 2006, visto che il contratto di formazione prevede gli stessi obblighi senza riconoscere oneri contributivi, assicurativi, previdenziali e l’anzianità di carriera. Va ricordato che la Cassazione ha esteso il diritto al rimborso anche a chi si è iscritto prima del 1983, mentre per quella che è definita una “zona d’ombra”, relativamente agli iscritti tra il ‘91 ed il ‘93, la giurisprudenza è orientata a collocarli nell’applicazione dei diritti post ’93». Per tutti i medici che ancora non avessero rivendicato i loro diritti sono in partenza le ultime azioni collettive. La prossima è stata già fissata per il 15 luglio con numerosi OMCeO, Enti, Associazioni, Sindacati e Società Scientifiche che hanno convenzionato tutti i loro iscritti. Per qualsiasi informazione sono a disposizione i nostri 1000 consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde 800.122.777 e sul sito www.consulcesi.it.