Le donne sono il 70% del personale sanitario. Tra turni, demansionamenti e disparità, la storia-simbolo di Luana Ricca.
Interviste alla senatrice De Biasi, Presidente Commissione Sanità, e a Beatrice Mazzoleni, Segretario Nazionale IPASVI
Ci sono i numeri e c’è una storia. I numeri mostrano, in Italia, una sanità sempre più declinata al femminile. Nel nostro Paese ben due terzi del personale SSN è donna, il 75% quello infermieristico, il 70% quello amministrativo. Nonostante ciò, sono ancora troppo poche quelle che ricoprono incarichi dirigenziali all’interno delle strutture.
La storia, invece, è quella Luana Ricca, morta suicida a 38 anni lo scorso dicembre. Luana era un giovane chirurgo catanese, uno dei tanti cervelli in fuga, costretta ad andare all’estero per mettere a frutto le proprie competenze. Il peso della scelta, tra il vivere lontana dalla sua famiglia oppure tornare pur sapendo che i suoi studi e il suo talento non le sarebbero stati riconosciuti – come ha dichiarato suo fratello – l’avrebbero portata all’estremo gesto. Ma come Luana, ogni giorno migliaia di donne vivono il dramma, personale e professionale, di non riuscire a conciliare il lavoro e la famiglia, e di ricevere un trattamento economico inferiore ai colleghi uomini a parità di meriti e mansioni.
In questi giorni in cui ci si sofferma a riflettere sul ruolo femminile nella società italiana, sono due donne a prendere la parola ai microfoni di Sanità informazione, durante il convegno organizzato da Gimbe a Bologna nei giorni scorsi. «Le donne sono la componente predominante in ambito assistenziale – afferma Beatrice Mazzoleni, Segretario nazionale IPASVI -. Ciononostante, i ruoli apicali all’interno delle strutture continuano ad essere per lo più appannaggio maschile. Questo è probabilmente dovuto anche agli impegni multitasking che caratterizzano il ruolo femminile all’interno della società».
Impegni multitasking la cui gestione non è certo facilitata dai turni di lavoro, e da una norma europea sugli orari e i riposi difficile da applicare nella realtà. «Il lavoro per turni è l’unico che garantisce al paziente una copertura h24 – continua Mazzoleni -. D’altro canto però i professionisti devono poterla gestire nel miglior modo possibile. Purtroppo i tagli, e quindi la carenza di personale sanitario rendono difficile applicare concretamente questa direttiva europea che tutela non solo i professionisti, ma anche i pazienti e la sicurezza delle cure».
Sulla necessità di ripensare il ruolo femminile, alla luce delle nuove esigenze della realtà sociale e professionale, è incentrato l’accorato appello della senatrice Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato: «Le donne devono fare squadra, appellarsi alla famosa solidarietà femminile. La società italiana è stata, per molto tempo, una società castale e molto centrata sulla figura maschile, ma pian piano le cose stanno cambiando, le donne iniziano a ricoprire incarichi dirigenziali nelle organizzazioni sanitarie. Oggi non viene più chiesto loro, per fortuna, di scegliere tra la maternità e la carriera per arrivare ai ruoli apicali, ma per le donne è comunque più faticoso. Credo fermamente che il potere oggi debba essere scisso dal genere ed improntato unicamente alla meritocrazia, sia essa maschile o femminile». E aggiunge: «C’è bisogno di un patto tra uomini e donne. Se le attività lavorative, domestiche e non, venissero equamente suddivise, il raggiungimento di ruoli di potere sarebbe più semplice».