Anche quest’anno gli Pneumologi, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), saranno presenti al Forum Risk Management in Sanità che si terrà a Firenze dal 27 al 30 novembre prossimi. A loro è affidata una sessione prevista per il 28 Novembre dalle ore 14.30 alle 16.30 interamente dedicata al ruolo dello specialista pneumologo nelle strategie di risposta ai “bisogni insoddisfatti” (unmet […]
Anche quest’anno gli Pneumologi, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), saranno presenti al Forum Risk Management in Sanità che si terrà a Firenze dal 27 al 30 novembre prossimi. A loro è affidata una sessione prevista per il 28 Novembre dalle ore 14.30 alle 16.30 interamente dedicata al ruolo dello specialista pneumologo nelle strategie di risposta ai “bisogni insoddisfatti” (unmet needs) del cittadino affetto da patologie respiratorie.
In particolare, la sessione vuole essere foriera di un forte e importante messaggio: strategie di risposta che non tengano conto del ruolo decisivo dello pneumologo sono destinate a fallire. Non è ragionevole pensare a soluzioni che non tengano conto dell’importanza di questa figura professionale.
«La sessione, dal titolo: Perché abbiamo bisogno di una Pneumologia per gli “unmet needs” dei moderni sistemi sanitari?” metterà in rilievo problematiche di grande rilevanza scientifica, sociale e politica per due ordini di motivi: da un lato il peso epidemiologico delle malattie respiratorie con forte impatto socio-sanitario ed economico e dall’altro lo sviluppo di nuovi modelli assistenziali sanitari in cui il ruolo dello specialista pneumologo risulta essere fortemente ridimensionato» spiega Raffaele Scala Direttore UOC Pneumologia Azienda USL Toscana e moderatore della sessione.
«Tutto ciò è particolarmente evidente nel caso di patologie respiratorie complesse la cui gestione richiede l’intervento di una figura professionale esperta e competente quale quella dello pneumologo» continua Scala. Questo è drammaticamente vero per patologie quali l’asma grave, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) severa, l’insufficienza respiratoria acuta, la cronicità critica respiratoria, e la sindrome dell’apnea ostruttiva durante il sonno (OSA). Per comprendere la complessità della gestione di queste patologie basta dare uno sguardo ai numeri: asma, BPCO, OSA e insufficienza respiratoria colpiscono più del 40% della popolazione nelle categorie ad alto rischio con tassi di mortalità ospedaliera superiore al 10% per l’insufficienza respiratoria severa, il 30% a un anno per tutte le cronicità respiratorie. Non dobbiamo poi dimenticare la mortalità legata agli incidenti stradali provocati dalla sonnolenza diurna dovuta alla sindrome dell’apnea ostruttiva durante il sonno (OSA) e la grave disabilità che queste malattie respiratorie complesse determinano in termini di qualità di vita».
«Un altro aspetto importante è quello legato ai costi diretti e indiretti che gravano fortemente sul sistema sanitario regionale e nazionale – commenta Raffaele Scala – . Ignorare i numeri e non proporre soluzioni adeguate equivarrebbe a negare “l’effetto tsunami” che le malattie respiratorie complesse hanno e sempre avranno sui nostri sistemi sociali e sanitari moderni».
Gli Pneumologi, le società scientifiche quali l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), da sempre radicata nel territorio e con una forte vocazione formativa, nonchè le associazioni di pazienti da sempre attente ai cittadini, rappresentano i principali stakeholder con i quali le istituzioni sono chiamate a confrontarsi al fine di contrastare questa emergenza epidemiologica.
In particolare, per raccogliere e vincere la sfida, è importante che le istituzioni abbiano chiare le principali istanze portate avanti dagli Pneumologi: una maggiore appropriatezza ed efficacia terapeutica nella gestione della BPCO, la presenza di unità di cura intensive respiratorie (UTIR) per la gestione dell’insufficienza respiratoria acuta e lo svezzamento dalla ventilazione artificiale, la proposta di modelli di home care e telemedicina pneumologica per la cronicità respiratoria invalidante, il coordinamento pneumologico multidisciplinare per l’OSA e il corretto impiego dell’Ossigenoterapia domiciliare.
«Un valido percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) che sia in grado di applicare in maniera flessibile e variabile le indicazioni espresse nelle moderne linee guida in materia di diagnosi, monitoraggio e trattamento rappresenta lo strumento vincente grazie al quale gli pneumologi e, più in generale le figure professionali che si occupano di gestione delle patologie respiratorie complesse, possono affrontare questa emergenza epidemiologica, in un’ottica di sostenibilità del sistema sanitario» conclude Raffaele Scala.