Massimo Visentin, Ceo e presidente Pfizer Italia: «Con il progetto “Vicini di Salute” i pazienti dotati di tablet hanno interagito con il medico in qualsiasi momento della giornata, migliorando il loro stato di salute»
Una connessione h24 con il proprio medico per controllare l’aderenza terapeutica, monitorare i parametri vitali e, se necessario, modificare la cura seguita. Tutto grazie ad un tablet offerto ad alcuni malati cronici, attraverso un progetto educazionale promosso da Pfizer e Philips, realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano.
«Si chiama “Vicini di Salute” – ha spiegato Massimo Visentin, Ceo e presidente Pfizer Italia – ed è la risposta di Pfizer ad una delle sfide più grandi che il Sistema Sanitario Nazionale si trova attualmente ad affrontare: il trattamento delle patologie croniche».
Con l’aumento della longevità, infatti, è cresciuto, di pari passo, anche il numero di malati cronici, spesso affetti da più patologie contemporaneamente. «Tra questi pazienti – ha aggiunto Visentin – l’aderenza alle cure rappresenta il vero problema per ottenere un adeguato trattamento della cronicità. Se un paziente sbaglia la somministrazione della sua terapia, peggiora il suo stato di salute e crea dei costi aggiuntivi per il SSN, già sotto pressione da un punto di vista finanziario».
In che modo “Vicini di Salute” è riuscito a migliorare il rispetto del piano terapeutico? «Il progetto – ha spiegato il Ceo e presidente Pfizer Italia – ha coinvolto 90 pazienti, 30 con fibrillazione atriale, 30 con artrite reumatoide e 30 con acromegalia. Ad ognuno di loro è stato fornito un tablet che ha permesso a medici e pazienti di mettersi in contatto in qualunque momento della giornata. Grazie alla telemedicina è stato possibile controllare e monitorare la patologia, adeguando la cura alla situazione specifica di ogni paziente, rispettando l’importante principio della personalizzazione delle cure».
L’iniziativa, inaugurata nel mese di febbraio all’ospedale Sant’Andrea di Roma, all’Asl Bat (Barletta Andria Trani) e al policlinico di Milano, ha già dato i primi risultati: «Utilizzare la tecnologia per la gestione del rapporto medico-paziente ha avvicinato i malati ai propri centri di cura». Al contrario di quanto si possa immaginare, la tecnologia non ha “raffreddato” il rapporto medico-paziente, ma ha piuttosto incentivato l’umanizzazione delle cure: «Lo hanno testimoniato gli stessi pazienti coinvolti nel progetto – ha detto Visentin – che hanno dichiarato di sentirsi molto più vicini al proprio medico, mai considerati come dei numeri, ma sempre come degli esseri umani».
Successi raggiunti nonostante le difficoltà incontrate, sia in fase di progettazione, che di attuazione dell’iniziativa. «Sono due le principali criticità con cui abbiamo dovuto fare i conti – ha specificato Visentin -. La prima è di natura operativa: un progetto di questo tipo può essere implementato solo in strutture ospedaliere o in Asl che hanno un sistema informatico adeguato e, quindi, molte che avrebbero voluto partecipare a questa iniziativa, purtroppo, per dei limiti infrastrutturali propri non hanno potuto sposare il nostro progetto. Il secondo problema è più generale: la logica dei silos non consente in questo momento di adeguare la spesa per la cura del paziente a quello che è il suo percorso terapeutico personalizzato, come accade ad esempio a quei malati oncologici che hanno bisogno di una terapia in pillole che può essere assunta a casa. Per questo motivo, è necessario che sia l’organizzazione che il budget del Sistema si adeguino a questa innovazione. Si tratta di una grande sfida di natura strategica – ha concluso il Ceo e presidente Pfizer Italia – che chiediamo alle Istituzioni di affrontare e risolvere pensando ad una nuova governance della spesa farmaceutica».
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