Intervenuta al Forum Risk Management di Firenze, la titolare della sanità ligure sottolinea: «Siamo stati in mezzo alle persone e tutto il sistema ha funzionato: è stato un gioco di squadra importante». Poi aggiunge: «Genova non è in ginocchio, ora fare giustizia su quello che è accaduto»
Un modello di gestione dell’emergenza sanitaria da esportare anche nelle altre regioni. È quello che ha presentato al Forum Risk Management di Firenze l’assessore alla Sanità della Regione Liguria Sonia Viale accompagnata da altri dirigenti della sanità ligure, a partire dal Commissario Straordinario A.Li.Sa. Walter Locatelli. L’evento, tragico, a cui ha dovuto far fronte la macchina emergenziale ligure è il crollo del viadotto Polcevera di Genova sulla A10, più noto come ‘Ponte Morandi’, crollato il 14 agosto per cause su cui la magistratura sta indagando. Sanità Informazione aveva già avuto modo di raccontare la risposta dei medici di base genovesi all’evento, i cui ambulatori sono rimasti aperti anche il giorno di ferragosto. Ma è stata tutta la Regione a mobilitarsi per prestare soccorso a feriti e sfollati di quel tragico evento. «Nell’immediatezza c’è stata una risposta importante. Il 112, il numero unico di emergenza, ha ricevuto quel giorno circa 9mila chiamate che sono state tutte evase. Il sistema di soccorso ha funzionato sul posto così come nella rete ospedaliera limitrofa», ha spiegato a Sanità Informazione l’assessore Sonia Viale che mette a disposizione delle altre regioni e del sistema Paese il sistema organizzativa messo in campo a Genova. «Il crollo del ponte – aggiunge Viale – ha una sua unicità sul fronte sanitario che ha richiesto risposte non erano supportate da protocolli esistenti».
Assessore Viale, qui a al Risk Management Forum portate un modello di gestione dell’emergenza che purtroppo avete dovuto mettere in pratica in occasione del crollo del Ponte Morandi. In cosa consiste e quali sono le caratteristiche di questo modello che mettete a disposizione delle altre regioni?
«L’evento ha una sua unicità nella storia del nostro Paese che è abituato purtroppo ad affrontare drammi legati molte volte ad eventi naturali come i terremoti, ma il crollo del ponte a Genova ha davvero una sua unicità che ha richiesto risposte immediate sul fronte sanitario che non erano supportate da protocolli esistenti. Intanto è stato fatto subito un piano operativo: nel giro di pochissimo le sale operatorie del Policlinico San Martino erano pronte ad accogliere i feriti che purtroppo sono stati in numero inferiore a quelle che potevano essere le attese in quanto ci sono state più vittime, 43 morti: il cordoglio e il ricordo ogni volta va a loro e alle loro famiglie. Nell’immediatezza c’è stata una risposta importante. Il 112, il numero unico di emergenza, ha ricevuto quel giorno circa 9mila chiamate che sono state tutte evase. Il sistema di soccorso sul posto ha funzionato e altrettanto nella rete ospedaliera limitrofa. Poi però si è aperta una seconda fase: l’accompagnamento psicologico agli sfollati, ai feriti, ai familiari e agli operatori stessi e il fatto che bisognava limitare il più possibile gli spostamenti della popolazione per bisogno di salute a causa dell’interruzione dei collegamenti in città e tra l’area del levante e del ponete della stessa regione. Abbiamo potenziato tutte le prestazioni ambulatoriali dei distretti, abbiamo fatto spostare le equipe mediche per prestazioni ambulatoriali nei territori che hanno difficoltà di collegamento, abbiamo supportato gli stessi lavoratori con delle iniziative per agevolarli negli orari di entrata e di uscita, abbiamo aperto la foresteria dato che c’erano persone che venivano a lavorare dal Piemonte e quindi avevano delle difficoltà a raggiungere il posto di lavoro. Una rete che funzionato grazie al coordinamento dell’Azienda ligure sanitaria, l’azienda unica della nostra regione che ha questo compito di coordinamento che è stato veramente prezioso e unico soprattutto nell’immediatezza e nelle settimane successive al crollo».
Lo invierete alle altre regioni?
«Lo stiamo illustrando, ritengo che sia un contributo che diamo al sistema Paese: è stata riconosciuta come una risposta importante percepita così anche dai cittadini. Noi stiamo lavorando tutti non per delle statistiche, per dire che abbiamo fatto queste prestazioni, questi numeri. È importante la percezione da parte dei cittadini della risposta. Devo dire che siamo realmente stati con le persone, in mezzo alle persone e tutto il sistema ha funzionato. Ad esempio, le farmacie hanno prolungato l’orario di apertura, hanno potenziato il servizio di consegna domiciliare notturna, alle persone che abitano in quei luoghi, i medici di medicina generale hanno tenuto aperto gli studi medici il 15 di agosto, non c’è stato neanche bisogno di chiederlo così come non c’è stato bisogno di chiedere agli operatori di tornare in servizio dalle ferie nell’immediatezza, nelle ore successive. In qualche modo la risposta è stata così sentita, così forte e percepita tale anche dai cittadini: è stato il risultato di un gioco di squadra importante».
La città e la regione stanno ripartendo dopo questo evento tragico?
«Si, come dice il sindaco della città di Genova la città non è in ginocchio. Il lavoro di squadra tra comune e regione, tra Bucci e il presidente di Regione Toti è lì sotto gli occhi di tutti. Tra l’altro ieri abbiamo avuto anche la visita del Consiglio superiore della magistratura che ha potenziato l’organico del Tribunale: com’è noto le vicende di cronaca dicono che sarà un momento importante per fare giustizia rispetto a quello che è accaduto. C’è stato anche un sistema Paese che si è stretto intorno alla nostra comunità ligure e di questo ringrazio tutti, dal punto di vista sanitario tutte le regioni hanno offerto il loro aiuto nell’immediatezza ma purtroppo come dicevo non c’è stato bisogno perché il nostro sistema è stato autosufficiente».