Il Presidente Simit e Consigliere nazionale ANLAIDS lancia l’allarme: «Negli ultimi anni il numero di nuove infezioni si stima che sia rimasto stabile, ma lo scarso e nella maggior parte dei casi tardivo ricorso al Test HIV in Italia e l’evidente caduta d’attenzione sul tema prevenzione suscitano preoccupazione»
«Negli ultimi anni il numero di nuove infezioni si stima che sia rimasto stabile, ma lo scarso e nella maggioranza dei casi tardivo ricorso al Test HIV in Italia e l’evidente caduta d’attenzione sul tema prevenzione suscitano preoccupazione». L’allarme lo lancia il Presidente della Simit – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e Consigliere Nazionale ANLAIDS Massimo Galli.
«Il Piano Nazionale AIDS è stato elaborato come preludio alla auspicabile revisione delle Legge 135/90, “Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all’AIDS”, ormai superata, ed è espressione di un forte coinvolgimento con le associazioni di volontariato, il cui ruolo è fondamentale per raggiungere con interventi di prevenzione efficaci le popolazioni chiave, nelle quali il rischio di trasmissione è più elevato. A distanza di quasi 30 anni dalla Legge 135, la situazione è profondamente cambiata non solo in termini epidemiologici, ma anche per quanto attiene alla realtà socio-assistenziale. Rimangono ancora questioni irrisolte, prima fra tutte il persistere della diffusione dell’infezione: negli ultimi anni il numero di nuove infezioni si stima che sia rimasto stabile, ma lo scarso e nella maggior parte dei casi tardivo ricorso al Test HIV in Italia e l’evidente caduta d’attenzione sul tema prevenzione suscitano preoccupazione. E questo in una situazione in cui lo stigma, frutto anche del ritorno dell’ignoranza, continua ad imperversare».
«Ad un anno dall’approvazione del Piano Nazionale Aids – continua Galli – la sua applicazione è ancora ferma in gran parte delle Regioni italiane: ai quattro gruppi di lavoro costituiti presso il Ministero della Salute, che stanno procedendo validamente per il coordinamento degli interventi d’omogeneizzazione della raccolta e del flusso dei dati, della formazione degli operatori, degli interventi di prevenzione e dei percorsi di assistenza e di mantenimento in cura partecipano una parte delle Regioni. La richiesta inoltrata dal Ministero per la costituzione in ogni Regione delle Commissioni AIDS, strumento importante richiesto dal piano e fondamentale per la sua applicazione, è ancora ampiamente inevasa. Gli interventi di prevenzione nelle scuole richiedono un lavoro comune con il ministero dell’Istruzione (MIUR) che non sembra prendere il via».
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