Il provvedimento, in discussione in Commissione Affari Sociali, è sul modello di una analoga legge francese. Soglia minima per la dichiarazione è 10 euro: l’obbligo sarà in capo alle industrie sanitarie. Anche il Ministro Grillo preme per l’approvazione
Il provvedimento sulla trasparenza in sanità, il cosiddetto Sunshine Act, potrebbe essere presto legge dello Stato. Il testo è in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati ed è una priorità da sempre del Movimento Cinque Stelle, tanto che il Ministro della Salute Giulia Grillo ha lanciato un appello al Parlamento affinché si trovi un pieno accordo in materia. Un provvedimento che in qualche modo sarebbe anche una risposta all’inchiesta di Report e dell’Espresso sull’opacità dei finanziamenti erogati dall’industria sanitaria a medici e decisori sanitari. La legge, però, preoccupa il mondo medico per gli eventuali oneri burocratici che potrebbero riversarsi sui camici bianchi e non mancano frizioni anche nella maggioranza, con la Lega poco partecipe ai lavori della Commissione. «Non ci sono oneri burocratici per gli oltre 300mila medici in Italia, 400mila infermieri e altre figure sanitarie», sottolinea a Sanità Informazione il primo firmatario del Disegno di legge Massimo Enrico Baroni, che poi spiega come funzionerà la legge: «Sarà un database che traccia i finanziamenti privati a tutti gli operatori del Sistema sanitario nazionale». La soglia di denaro che rende necessaria la dichiarazione è al momento fissata a 10 euro, ma questa «sarà discussa con le altre forze politiche», assicura Baroni, e potrebbe anche aumentare. In tutti i casi, la dichiarazione «sarà in capo alle multinazionali farmaceutiche o all’industria dei dispositivi medici».
Onorevole Baroni, in poche parole in cosa consiste il Sunshine Act di cui lei è primo firmatario e relatore?
«Più che essere una legge statunitense, è stata proposta secondo il modello francese del “Trasparence santè”. È una banca dati visibile al pubblico, a chiunque, anche dall’Italia. Se sul motore di ricerca si scrive “Trasparence santé” viene fuori un sito con “.gov.fr”. Ci sono circa 700mila record inseriti all’anno. Almeno questo era il dato del 2014 che riguarda medici, infermieri, fisiochinesiterapisti e perfino gli studenti in medicina. Sono dati relativi alle donazioni in denaro, oppure in beni e servizi che comprendono anche consulenze, convegni, altri tipi di vantaggi di cui può godere un professionista ovviamente in maniera assolutamente lecita. Questo diventa un database che traccia i finanziamenti privati a tutti gli operatori del Sistema sanitario nazionale. Quindi nel 2014, faccio l’esempio della Francia, c’erano oltre 180mila medici che sono finiti nel database. La soglia che è stata messa per iniziare la discussione è di 10 euro per ogni singola donazione di beni e servizi. Ovviamente sarà una soglia che verrà discussa con le altre forze politiche comprese Lega e Pd e quindi si arriverà ad una convergenza perché da molti viene considerata una soglia troppo alta, tuttavia è la stessa soglia del Sunshine Act francese e americano (negli USA 10 dollari). Questo ha permesso di tracciare oltre 700mila donazioni, che sono pubbliche e permette appunto di distinguere molto bene quando uno sta lavorando per il pubblico e quando uno sta lavorando per il privato. È soprattutto una proposta di legge per la prevenzione della corruzione: trasparenza come prerequisito per il consolidamento della fiducia. È uno strumento a disposizione dei giornalisti, ed è uno strumento che garantisce uno dei nuovi diritti emergenti che è la trasparenza: una trasparenza totale a 360 gradi anche per le organizzazioni sanitarie, per le proprietà brevettuali o la proprietà di azioni. Questa eventuale burocrazia che denunciano i detrattori è comunque in capo alle società dei dispositivi medici o alle multinazionali farmaceutiche perché l’obbligo di denuncia del fatto che io ho pagato un convegno, un albergo, una consulenza, ecc. è in capo alla società dell’industria sanitaria. Non ci sono oneri burocratici per gli oltre 300mila medici in Italia, 400mila infermieri e altre figure sanitarie».
Voi avete fatto un calendario di audizioni in Commissione e avete sentito il parere degli attori in campo. Tuttavia, lei ha detto che questa legge ha qualche detrattore. Perché?
«Ha molti detrattori perché la cultura della trasparenza in Italia non c’è, va creata. Questa è una legge che ha soprattutto lo scopo di creare una cultura della trasparenza, perché la trasparenza è qualcosa che può essere usata soprattutto in favore del professionista, del sanitario, del medico. Immaginate un paziente con una malattia cronica, va dal proprio medico e si trova sempre lo stesso farmaco, dico una casa farmaceutica inventata, della ‘Ciplo’, e a un certo punto dice: “Scusi, ma perché me lo dà sempre della ‘Ciplo’ e non mi dà il generico? Io ho letto che il generico costa meno a me e al sistema sanitario”. E il medico risponde: “Perché c’è un eccipiente su cui ci sono stati determinati studi clinici che stabiliscono l’aumento dell’assorbibilità di quel determinato farmaco di marca. Se lei non mi crede vada a vedere dal Sunshine Act se io prendo soldi dalla ‘Ciplo’”. Quindi crea proprio un sistema di cui a monte ci si può vantare e fare uno strumento di rettitudine relativamente al fatto che tutto quello che il medico riceve va a finire nel Sunshine act. Va a corroborare in senso virtuoso tutte le terapie ad alto costo, tutte le terapie di tipo avanzato che richiedono finanziamenti da parte del privato, finanziamenti importanti in ricerca, studi clinici, ecc. e richiede una alleanza tra medico ed ente finanziatore che ovviamente sono le grandi multinazionali dei dispositivi medici».
Non è dunque un ulteriore onere burocratico per i medici…
«L’unico onere che sarà in capo ai medici saranno le eventuali partecipazioni ad azioni escluso l’utilizzo di broker, quindi pacchetti azionari, oppure partecipazioni brevettuali. Nel momento in cui hanno una partecipazione brevettuale o una partecipazione in un prodotto finanziario quello rimarrà in capo al medico perché per una serie di esigenze non siamo riusciti a sgravarli da questo tipo di dichiarazione. Ma tutto il resto sarà in capo alle multinazionali farmaceutiche o all’industria dei dispositivi medici. Qualora non adempiessero a questo tipo di dichiarazione ci saranno delle multe che saranno piuttosto salate ma proporzionate all’omessa dichiarazione. Inoltre stiamo anche pensando di esentare le piccole società che lavorano nel settore anche come intermediari che hanno fatturati bassi, ma non devono essere collegate con le grandi multinazionali e società di dispositivi medici».