Lucio Cosentino, Direttore del nosocomio calabrese, sottolinea: «La dottoressa sta bene dal punto di vista medico, ma è provata psicologicamente. C’era volontà di uccidere, decisivo l’intervento del migrante». Poi sottolinea: «Manca educazione civica»
Una aggressione brutale, un tentativo di omicidio che, se non fosse intervenuto un venditore ambulante presente in zona, avrebbe potuto portare a conseguenze ben più gravi. Ora sta bene Maria Carmela Calidro, medico dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, anche se chiaramente sotto shock. Un evento che ha sconvolto una intera comunità, a cominciare dai colleghi del nosocomio crotonese. «Per questa mattina – spiega a Sanità Informazione il Direttore dell’Ospedale San Giovanni di Dio Lucio Cosentino – ho indetto un sit-in in biblioteca alle 11.30 con la presenza di tutti gli operatori della sanità: medici, infermieri, tecnici e così via. Distribuiremo a tutti una coccarda bicolore in segno di rigetto e di solidarietà alle donne e ci auguriamo che diventi un fatto di sensibilizzazione generale per evitare che possa ripetersi un fatto del genere». L’Ospedale, purtroppo, è già stato al centro delle cronache per un altro grave episodio avvenuto in estate, quando un medico della rianimazione è stato aggredito dai parenti di una persona in fin di vita. «La paura è costante», sottolinea il Direttore Cosentino. E intanto c’è chi prova a reagire a questa ondata di aggressioni verso i camici bianchi: è nato il Codice rosso, un pronto soccorso telefonico per la violenza in corsia.
Direttore, come state reagendo a un episodio così grave?
«La reazione purtroppo è sempre virtuale. Questa mattina (il giorno dopo l’aggressione, ndr) ho indetto un sit-in in biblioteca alle 11.30 con la presenza di tutti gli operatori della sanità: medici, infermieri, tecnici e così via. Distribuiremo a tutti una coccarda bicolore in segno di rigetto e di solidarietà alle donne e ci auguriamo che diventi un fatto di sensibilizzazione generale per evitare che possa ripetersi un fatto del genere. L’aggressione si è verificata al di fuori del perimetro ospedaliero anche perché dall’ultimo evento dell’estate scorsa, grazie a uno stretto rapporto tra l’ospedale e la direzione strategica, abbiamo un po’ potenziato i controlli per l’accesso in ospedale ed è più difficile entrare e compiere atti del genere. Ieri sono rimasto impressionato positivamente sia dell’operato della polizia che dell’operato del Sostituto procuratore dottor Alfredo Manca, sono stati presenti costantemente. Polizia e Procura hanno portato la solidarietà alla collega aggredita».
C’è paura tra gli operatori?
«La paura è ormai costante. Abbiamo adempiuto ai suggerimenti del Ministero convocando una commissione che si è riunita dopo l’ultimo episodio, ma lei capisce bene che qui il territorio è caldo».
Gli ultimi dati dicono che addirittura un operatore su due viene aggredito: pensa che l’inasprimento delle pene sia sufficiente o servono misure più forti?
«Questo non glielo so dire. Io credo che il problema vada affrontato a monte con una educazione civica che ci manca».
La dottoressa è fuori pericolo?
«È fuori pericolo. Dal punto di vista medico sta bene, dal punto di vista psicologico è un po’ provata».
È stato decisivo l’intervento dell’uomo marocchino?
«Non decisivo, ma fondamentale. Se non fosse intervenuto questo migrante probabilmente oggi non potremmo parlare della dottoressa perché questo stava tentando di ucciderla. Voleva colpirla fino in fondo».