La Director di IBM Health & Life Science elenca a Sanità Informazione i vantaggi della catena dei blocchi in sanità, dalla filiera del farmaco alla sicurezza alimentare
Trasparenza, fiducia e sicurezza dei dati. Che siano sanitari, della ricerca clinica o della filiera del pollo. È quanto garantito dalla blockchain, l’innovativa tecnologia formata dalla rinomata ‘catena di blocchi’ alla base delle criptovalute, ma applicabile in un numero infinito di altri ambiti. Dalla ricerca, alla sanità, alla sicurezza alimentare, appunto. La blockchain offre infatti una serie di vantaggi che la fanno rientrare di diritto nella categoria delle innovazioni che cambieranno innumerevoli settori. Ne abbiamo parlato con Daniela Scaramuccia, Director di IBM Health & Life Science, a margine di un convegno organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità dedicato proprio alla blockchain in sanità.
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Dottoressa, perché è così importante la blockchain per la sanità?
«La blockchain è uno strumento che può aiutarci a superare alcune barriere. Si tratta di un registro condiviso, ovviamente non accessibile da tutti, che garantisce a chi ne ha il diritto l’accesso e la trasparenza alle informazioni che vi sono registrate. Permette inoltre di conoscere chi è entrato nel registro e chi ha aggiunto nuovi dati, garantendo l’immutabilità delle informazioni. Quindi, se pensiamo ai problemi legati al monitoraggio delle filiere di produzione, è chiara l’importanza di avere dati certi, sicuri e immutabili. E questo vale per la sicurezza alimentare, la filiera dei farmaci o gli studi clinici, ad esempio. Ecco, la blockchain ci aiuta a costruire questa trasparenza».
Quali sono i principali progetti che state portando avanti?
«Ne abbiamo diversi in vari settori, comprese la sanità e la sicurezza alimentare. In ambito sanitario abbiamo due progetti importanti: uno con la Food and Drug Administration americana, che è l’equivalente della nostra Aifa, per la tracciatura e lo scambio sicuro dei dati della ricerca clinica. L’altro è con il servizio sanitario americano ed il servizio di statistica, e prevede la raccolta volontaria dei dati sanitari dei pazienti che vogliano far parte del progetto, per garantire, ancora una volta, uno scambio sicuro dei dati.
E per la sicurezza alimentare?
«Abbiamo costruito un food trust che consente di monitorare tutto il processo, dalle materie prime e la produzione fino al bancone del supermercato. Adesso la catena Carrefour sta sperimentando un progetto di sicurezza alimentare sulla propria filiera, e ha deciso di partire dal pollo, un esempio complesso in cui ci sono diversi elementi che possono influire sul prodotto. L’obiettivo finale è riuscire a ricostruire tutta la filiera semplicemente scansionando il codice del pollo. Ed è importante non solo per la trasparenza nei confronti dei consumatori, ma anche per le aziende stesse che, in caso di problemi o difficoltà, possono fare un richiamo rapidamente senza perdere tempo. In questo modo, si aumenterebbe la sicurezza degli alimenti che mangiamo».
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