Il sistema dell’assistenza penitenziaria è stato trasformato ma nessuno oggi ha contezza di come venga condotto sul territorio nazionale. Mancano, in quest’ambito, i contratti di lavoro, mancano le definizioni dei ruoli, delle competenze sottolinea il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici
Un incontro urgente al Ministro Giulia Grillo per creare un dialogo sui bisogni della Medicina penitenziaria. Lo chiede con forza Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che raccoglie l’appello lanciato dal Consiglio Nazionale della Fimmg, la Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale
«Il diritto alla salute deve essere garantito a tutti, e in maniera particolare a chi sta in carcere e vede limitato il suo diritto alla libertà – sottolinea Anelli – Con il passaggio delle competenze dal Servizio Sanitario nazionale alle Regioni, il sistema dell’assistenza penitenziaria è stato trasformato ma nessuno oggi ha contezza di come venga condotto sul territorio nazionale. Mancano, in quest’ambito, i contratti di lavoro, mancano le definizioni dei ruoli, delle competenze. Serve con urgenza un monitoraggio per comprendere come il diritto alla Salute sia tutelato specie nei confronti di cittadini a cui è stata limitata ogni forma di libertà. Invitiamo pertanto le forze politiche e parlamentari ad avviare indagini conoscitive sullo stato di tutela dei diritti, specie quello alla salute, dei carcerati. Chiediamo inoltre al Ministro della Salute Giulia Grillo un incontro urgente per instaurare un dialogo sui fabbisogni dell’area della Medicina penitenziaria. Non si tratta di un’opera di carità ma di rispetto di prerogative costituzionali incomprimibili e che lo Stato ha il dovere di garantire, anche attraverso i suoi organi sussidiari, quali gli Ordini delle professioni sanitarie».
Tutto nasce dall’invito della Fimmg guidata da Silvestro Scotti che aveva richiamato «attenzione e disponibilità della Fnomceo, in presenza del Presidente Filippo Anelli, perché si apra immediatamente un confronto con il Ministero rispetto ai fabbisogni dell’area della Medicina Penitenziaria, considerata la particolarità della popolazione assistita, privata dalla libertà di scelta individuale ma non del diritto costituzionale alla tutela della salute, anche in considerazione della carenza di professionisti Medici che come ovvio si verificherà prima sui settori meno attrattivi per i professionisti».