La Società italiana di Medicina diagnostica e terapeutica sottolinea: «La riduzione di morbilità e mortalità è possibile promuovendo un approccio integrato, a livello individuale e di popolazione, mediante il riconoscimento e la gestione multidisciplinare dei fattori di rischio»
Promuovere corretti stili di vita e una attenta anamnesi dei fattori di rischio per prevenire i danni delle malattie cardiovascolari. È l’iniziativa che la Simedet, Società italiana di Medicina diagnostica e terapeutica, porta avanti da tempo in diversi contesti, ultimo il Forum Risk Management di Firenze che si è svolto lo scorso novembre.
Nell’ambulatorio mobile Simedet vengono visitati i pazienti, ai quali viene illustrata l’importanza della prevenzione della malattia aterosclerotica e dei conseguenti eventi cardiovascolari maggiori, rappresentati da infarto del miocardio e ictus cerebrale, e facendo presente l’importanza dei fattori di rischio non modificabili (età, familiarità, sesso, ecc.).
Un lavoro certosino portato avanti da Michele Paradiso, specialista in Medicina interna e Tesoriere della Simedet: «Questa iniziativa, che utilizza le carte di rischio dell’Istituto superiore di sanità, cerca di avvicinare la popolazione, cosa che noi facciamo in occasione di questi eventi, per comprendere cosa le persone devono modificare del loro stile di vita. I pazienti vengono interrogati sulle cause di morte o malattia dei propri familiari e già questo ci consente di individuare eventuali aspetti a rischio; poi gli viene chiesto qual è il loro peso, la loro altezza, misuriamo parametri molto semplici come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la circonferenza addominale, il tutto poi viene trascritto su una lettera che consegneranno al loro medico di base il quale completerà i dati indicando i valori recenti della glicemia e della colesterolemia. Questo perché vogliamo sensibilizzare la popolazione al fatto che non è un dato oppressivo seguire un corretto stile di vita. Si tratta semplicemente di individuare qual è il punto debole di ciascuno di noi e correggerlo».
Il lavoro è prezioso perché le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo e di ospedalizzazione in Italia e la prevalenza dei principali fattori di rischio (fumo, obesità, ipertensione e diabete) è in continuo aumento. La riduzione di morbilità e mortalità è possibile promuovendo un approccio integrato, a livello individuale e di popolazione, mediante il riconoscimento e la gestione multidisciplinare dei fattori di rischio.
Paradiso insiste sull’importanza dell’attività fisica per prevenire il rischio: «L’attività fisica, anche fatta in maniera molto semplice cioè facendo 30 minuti di cammino al giorno, è decisiva. Non è necessario andare in palestra o seguire complessi training. Si tratta semplicemente di fare attività fisica all’aria aperta e ciò già di per sé porterà un senso di benessere. Quello che vogliamo trasferire è il messaggio che la dieta, la corretta alimentazione e l’attività fisica non sono una costrizione, noi vogliamo promuovere il benessere della popolazione ma al tempo stesso prevenire i fattori di rischio cardiovascolare. L’attività fisica è forse il farmaco ideale nel senso che abbassa la pressione arteriosa, abbassa il colesterolo, riduce la glicemia, migliora il tono dell’umore: non esiste farmaco con tutte queste caratteristiche. Naturalmente, come tutti i farmaci, ha degli effetti collaterali, delle indicazioni, delle controindicazioni, una posologia e va prescritta».
La Simedet è impegnata sin dalla sua costituzione nel promuovere una corretta informazione medica coinvolgendo tutte le professioni sanitarie. «Il medico – sottolinea Paradiso – ha la funzione di individuare i problemi, di impostare una corretta alimentazione, un corretto stile di vita, anche l’attività fisica. Però molto spesso è proprio l’infermiere il terapista che è in contatto maggiormente con il medico e che può, ad esempio, nella sala di attesa di un ambulatorio o nella corsia di un ospedale, incoraggiare il paziente a seguire questi stili di vita ovviamente dando anche l’esempio. Fondamentale il contatto diretto: spesso c’è un rapporto di timore/diffidenza tra paziente e medico, noi riteniamo che gli operatori sanitari possano tutti concorre. Noi siamo una delle prime società che mette insieme le professionalità sanitarie, non abbiamo voluto fare una società scientifica bonsai, ce ne sono molte. Riteniamo che la collaborazione tra tutti gli operatori della salute può portare a grandi risultati».