Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che lascia dopo quattro anni e mezzo, sottolinea: «Percorso impegnativo ed entusiasmante. Abbiamo stabilizzato 473 unità di personale e destinato 16 milioni di euro a logistica e tecnologie». Nel suo futuro la presidenza della Federazione mondiale delle Società di Sanità pubblica. Da ultimo l’incarico nel Comitato scientifico della Fondazione “Italia in Salute” di Federico Gelli
Quattro anni e mezzo alla guida dell’Istituto Superiore di Sanità sono difficili da riassumere in poche parole. Walter Ricciardi, che ha annunciato di lasciare il mandato a partire dal primo gennaio 2019, a Sanità Informazione prova a tracciare il bilancio di un percorso «impegnativo ma entusiasmante», prima da commissario e poi da presidente, chiamato innanzitutto a mettere in ordine i conti dell’Istituto e poi a rilanciare il suo ruolo nel mondo scientifico italiano. Un cammino che in questi anni lo hanno visto in prima fila sulla legge sull’obbligatorietà vaccinale, molto ascoltato dall’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Un feeling che non è mai scattato con l’attuale titolare della salute, Giulia Grillo, anche se lui ci tiene a precisare che con il Ministro M5S ha sempre avuto, anche quando era parlamentare, «ottimi rapporti e grande cordialità reciproca» , ringraziandola per averlo confermato rappresentate italiano nell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Smentisce dunque le polemiche sorte dopo l’abbandono di Giuseppe Remuzzi, componente del cda dell’Iss, e di Armando Santoro e Francesco Vitale, membri del Comitato scientifico, sottolineando che la sua «è stata una scelta libera». Nel futuro di Ricciardi però ci sarà ancora tanta sanità, anche a livello internazionale: sarà Presidente eletto della Federazione mondiale delle Società di Sanità pubblica che è l’organizzazione scientifica di riferimento per l’Organizzazione mondiale della sanità e poi tornerà all’Università Cattolica del Sacro Cuore e al Policlinico Gemelli. Inoltre sarà il primo editor non inglese dell’Oxford Handbook of Public Health.
Presidente, ha da poco annunciato le sue dimissioni dall’Istituto Superiore di Sanità, è dunque il momento di tracciare un bilancio. Qual è il risultato di cui è più orgoglioso?
«Sono stati quattro anni e mezzo veramente impegnativi, difficili in certi momenti però poi alla fine entusiasmanti e soddisfacenti. Innanzitutto ero stato mandato lì come Commissario per risanare il bilancio, cosa che è avvenuta. Avevo trovato una situazione difficile e oggi c’è una situazione economicamente stabile. Abbiamo approvato ieri il bilancio previsionale per il 2019 che è ulteriormente in attivo e anche mettendo un po’ di investimenti importanti. Per esempio 16 milioni di euro per la logistica, per la tecnologia e l’informatica. Poi la riorganizzazione, perché nel 2016 abbiamo fatto una riorganizzazione radicale con una serie di centri e dipartimenti disegnati per rispondere alle esigenze del Paese. Poi la stabilizzazione del personale, che oggi è una cosa importantissima. Abbiamo stabilizzato 473 unità di personale, le ho incontrate oggi per salutarle. Ci sono anche persone di una certa età. Ci sono anche persone di una certa età: 20 anni, 18 anni, 15 anni che sono lì. È stato un momento molto bello, ovviamente non le conoscevo tutte, oggi le ho viste di persona. E poi anche l’intervento in tutta una serie di problemi importanti: non c’è dubbio che il nostro contributo alla legge sui vaccini è stato importante, così come alla risoluzione di problemi importanti come l’incendio all’aeroporto di Fiumicino, penso agli interventi scientifici sull’Ilva di Taranto e sulla Terra dei Fuochi».
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Il suo impegno nella salute e nella sanità non finisce qua, a cominciare dal suo impegno universitario…
«Innanzitutto dal primo gennaio torno alla mia università che amo molto, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e al Policlinico Gemelli dove cercherò di dare il mio contributo a una struttura di eccellenza che sta crescendo moltissimo e su cui abbiamo grandi piani di sviluppo. E poi farà il Presidente eletto della Federazione mondiale delle Società di Sanità pubblica che è l’organizzazione scientifica più importante e di riferimento per l’Organizzazione mondiale della sanità e quindi starà un po’ all’estero. Poi ho due incarichi accademici che mi soddisfano molto: sono stato incaricato da Oxford di essere il primo editor non inglese dell’Oxford Handbook of Public Health che è un po’ considerato il testo di riferimento della nostra disciplina e infine un incarico alla Jefferson University. Ciò mi consentirà di portare la grande tradizione della sanità pubblica italiana anche all’estero».
Ha sentito il Ministro Grillo in questi giorni?
«Io con il Ministro mi sono sentito qualche giorno fa quando le ho annunciato le dimissioni, che in realtà le avevo già preannunciato a novembre. Io con il ministro ho sempre avuto, anche quando era parlamentare, ottimi rapporti, grande cordialità reciproca. La ringrazio per aver confermato la mia rappresentanza dell’Italia nell’Executive Board dell’OMS quindi le sono grato per questa fiducia».
Il ruolo delle Fondazioni nella sanità, l’idea di fare una politica attiva anche fuori il Parlamento è importante?
«Si, è importantissima perché di fatto molto spesso il legislatore è assorbito da tensioni, da dei ritmi che fanno anche perdere un po’ di visione collettiva, di visione generale. Credo che invece le Fondazioni facendo delle analisi molto importanti, proponendo delle soluzioni possono aiutare le istituzioni, sia quelle governative sia quelle parlamentari, a lavorare meglio. Dall’altra parte si vede in molti paesi questi Fondazioni hanno un ruolo non tanto come think tank ma come di action tank. Riescono a proporre queste soluzioni che poi magari vengono adottate. Sono sicuro che la Fondazione Italia in Salute sarà una di quelle».