Il numero uno dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ai nostri microfoni: «Oggi potremmo prevenire il 50% dei tumori. Fondamentale conoscerne le cause, tra le quali c’è anche il cambiamento climatico»
Conoscere le cause del cancro e fare di tutto per prevenirlo. Oltre a migliorare le terapie e la sopravvivenza dei pazienti a cui è stata diagnosticata la malattia, è questa la direzione verso cui sta andando la ricerca. Parola di Christopher Wild, direttore dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che ai nostri microfoni sottolinea: «Le conoscenze che abbiamo oggi ci consentirebbero di prevenire circa il 50% dei tumori, ma c’è il potenziale perché questa percentuale cresca molto».
Direttore, cosa si sta facendo nel campo della ricerca sul cancro?
«La ricerca sul cancro è molto ampia. Mentre stiamo facendo processi per migliorare le terapie, abbiamo bisogno di comprendere veramente le cause della malattia, in modo da poter pensare a nuovi interventi utili a ridurre il rischio. E questa è una delle principali aree di ricerca: trasferire le nostre conoscenze sulle cause della malattia in programmi e interventi che funzionino per tutta la popolazione».
Tra le cause, ci sono anche i cambiamenti climatici. In che modo impattano sull’insorgenza dei tumori?
«Il cambiamento climatico sta modificando alcune cause del cancro che conosciamo. Ad esempio l’inquinamento atmosferico, aggravato dal cambiamento del clima, sta facendo aumentare i casi di tumore ai polmoni. Ma anche il tumore alla pelle, legato all’esposizione alle radiazioni solari, è influenzato dal cambiamento climatico e dalla riduzione dello strato di ozono. Quindi ci sono effetti diretti come questi, ma anche indiretti: assistiamo a cambiamenti nell’agricoltura e nella disponibilità di cibo che influenzeranno le diete e quindi anche i tassi di cancro. Saranno proprio queste, credo, le tematiche che dovremo affrontare in futuro».
Cosa sta facendo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro per far fronte a questa situazione?
«Prima di tutto stiamo monitorando il cambiamento dei tassi di cancro, cercando di capirne le cause. Poi cerchiamo di stimare gli effetti dell’esposizione ai cambiamenti climatici sui fattori di rischio del cancro. Stiamo, insomma, descrivendo il problema, e poi valutiamo i possibili interventi ed i possibili benefici nella riduzione del rischio».
Pensa che prima o poi riusciremo a sconfiggere il cancro?
«Innanzitutto stiamo cercando di migliorare la sopravvivenza dei pazienti a cui è stata diagnosticata la malattia, ma secondo me potremmo fare di più nella prevenzione. Le conoscenze che abbiamo oggi ci consentirebbero di prevenire circa il 50% dei tumori, ma se continuiamo a identificare le cause della malattia, il potenziale perché questa percentuale cresca molto c’è. Abbiamo bisogno di un approccio integrato tra prevenzione, diagnosi precoce e terapia, ma in questo momento nel campo dei tumori c’è molta speranza».