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LA PUBERTÀ PRECOCE Se lo sviluppo sessuale sembra avvenire prima della norma e dell’età adolescenziale vera e propria è molto probabile che si tratti di pubertà precoce. Vincenzo Toscano, endocrinologo e past president dell’Ame (Associazione medici endocrinologi) ci suggerisce alcune osservazioni pratiche per riconoscerne i sintomi. I SINTOMI «I campanelli di allarme – ha spiegato lo […]
Se lo sviluppo sessuale sembra avvenire prima della norma e dell’età adolescenziale vera e propria è molto probabile che si tratti di pubertà precoce. Vincenzo Toscano, endocrinologo e past president dell’Ame (Associazione medici endocrinologi) ci suggerisce alcune osservazioni pratiche per riconoscerne i sintomi.
«I campanelli di allarme – ha spiegato lo specialista – sono rappresentati da due differenti segni che clinicamente rileviamo nei bambini e nelle bambine. Nella femminuccia compare un incremento della mammella, nel maschietto, invece, un aumento del volume testicolare. Entrambi sono segni di un precoce sviluppo sessuale».
Di fronte a questi segnali è necessario consultare immediatamente uno specialista: «Quando si fa una diagnosi di pubertà precoce – ha continuato Toscano – se la bambina ha meno di 6-7 anni e il maschietto un’età inferiore agli 8-9 anni si deve intervenire con dei farmaci che bloccano la secrezione di gonadotropine, ormoni alla base della stimolazione delle gonadi. Solo fermandone l’attività riusciamo a favorire l’accrescimento del piccolo paziente».
Non bisogna aspettare, né avere paura di somministrare le terapie necessarie: «Se il bambino comincia a sfruttare questi ormoni sessuali, che dovrebbero servire per una successiva spinta accrescitiva, difficilmente – ha sottolineato lo specialista – riuscirà a recuperare quei centimetri necessari a raggiungere un’altezza adeguata che, invece, potrebbero essergli garantiti con l’aiuto di specifici farmaci».
Esistono fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di sviluppare una pubertà precoce? «L’esposizione agli estrogeni naturali ed a diversi inquinanti ambientali hanno un effetto estrogenico molto forte sull’organismo. È noto, infatti – ha commentato Toscano -, come i pesci che vivono in acque inquinate possano cambiare sesso nel corso della propria esistenza, modificando la struttura dei propri genitali. Anche i tumori cerebrali rappresentano un fattore di rischio, tanto che, quando ci sono dei dubbi, si consiglia sempre una risonanza magnetica che possa escludere la presenza di neoplasie. Altre volte – ha concluso l’endocrinologo – può trattarsi di una semplice attivazione funzionale precoce, anche di natura familiare».