Una storia a lieto fine di buona sanità. È quella di Ascanio, che oggi ha 10 anni e quando ne aveva solo due è stato colpito da un brutto male – nefroblastoma di Wilms, un cancro raro – e ha dovuto affrontare 13 anestesie, 43 sedute di chemioterapia e due interventi chirurgici. «Era il febbraio del 2011 – […]
Una storia a lieto fine di buona sanità. È quella di Ascanio, che oggi ha 10 anni e quando ne aveva solo due è stato colpito da un brutto male – nefroblastoma di Wilms, un cancro raro – e ha dovuto affrontare 13 anestesie, 43 sedute di chemioterapia e due interventi chirurgici.
«Era il febbraio del 2011 – racconta il papà al Corriere della Sera – quando il nonno si è accorto che la pancia era gonfia e dura e c’era anche una massa palpabile. La mattina successiva siamo andati a fare un’ecografia e quello stesso pomeriggio era già stato ricoverato in oncologia pediatrica. Diremo sempre grazie alla competenza e professionalità dello staff del policlinico Umberto I di Roma che ha salvato la vita al nostro bimbo. La tempestività del personale dell’Umberto I – continua il genitore – è stata determinante».
I medici dell’ospedale romano sono riusciti a preservare i reni, entrambi colpiti dalla malattia: «A nostro figlio resta metà del rene destro e il 20 per cento di quello sinistro, entrambi ben funzionanti: quanto basta per non dover fare dialisi e vivere una vita uguale a quella dei suoi coetanei. Per quanto riguarda i farmaci chemioterapici – svela- abbiamo potuto seguire un protocollo sperimentale di collaborazione italo-tedesca-americana».
Ascanio sta bene, fa una vita normale, va a scuola, pratica nuoto e arti marziali. «Sa di aver avuto “le ranocchie nella pancia”, spiega così la sua cicatrice ai compagni – confida teneramente il papà – . Abbiamo trasformato tutto in un gioco come fa Benigni nel film “La vita è bella”» conclude.