Intervista al vice-direttore generale per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Flavia Bustreo. «Italia modello virtuoso nella gestione dei dati, ma servono profili specializzati per l’accoglienza»
La formazione dei medici ed una accurata pianificazione sanitaria. Sono questi gli strumenti che secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) bisogna mettere in campo per fronteggiare le emergenze sanitarie poste dagli ingenti flussi migratori che, soprattutto nei mesi estivi, raggiungono le nostre coste. Donne e minori fra i soggetti che soffrono maggiormente le conseguenze di conflitti, calamità naturali ed epidemie. Lo racconta ai microfoni di Sanità Informazione Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’OMS.
Il sistema di accoglienza italiano non riesce a far fronte ai 90mila arrivi avvenuti da gennaio 2016 ad oggi. Sempre più migranti vengono assegnati ad insediamenti informali in cui vigono condizioni umanitarie critiche e l’accesso alle cure mediche è spesso inadeguato. In che modo rispondere a questa sfide, soprattutto quando i migranti sono affetti da patologie specifiche?
«La raccolta di dati esatti è particolarmente importante. In molti Paesi non esiste una statistica relativa alla salute di popolazioni provenienti da altri Paesi e ciò comporta la realizzazione di politiche sanitarie cieche. Queste non possono prescindere dalla conoscenza delle condizioni, delle patologie, delle coperture vaccinali e degli ambiti di esposizione. Fa piacere vedere che l’Italia ha questa sensibilità relativamente alla raccolta di dati e allo studio della prevalenza di determinate patologie, con il fine di creare risposte con politiche mirate. È molto importante, oltre alla raccolta di dati, la presenza di profili professionali specializzati in grado di accogliere il migrante, di tradurre non soltanto la lingua ma anche il vissuto delle persone che arrivano. Nel frattempo, la presenza di volontari e il loro supporto sono ammirevoli e spero prosegua».
Tra i fini statutari dell’Oms figura il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, inteso come completo benessere fisico, mentale e sociale. Quali sono obiettivi, strategie e priorità dell’agenzia per affrontare le emergenze nel 2016?
«Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è molto importante sottolineare che il diritto alla salute è un diritto di tutti, che diversi Paesi e governi si impegnano a rispettare. È molto importante che esso venga preso in considerazione anche con riferimento ai migranti, un aspetto ben presente in quella che noi chiamiamo la strategia globale della salute per le donne, i bambini e gli adolescenti. Si collocano in questa strategia, gli obiettivi di sopravvivenza soprattutto in relazione alle morti materne e infantili che, ci preme precisare, ammontano rispettivamente a 300.000 e 6 milioni. Gli ultimi dati rivelano che più del 50% di queste morti avviene nei cosiddetti Paesi fragili, colpiti dalle conseguenze di conflitti, calamità naturali ed epidemie. L’anno scorso, ad esempio, il Paese con il tasso di mortalità più elevato al mondo è stato la Sierra Leone, proprio perché colpito severamente dall’epidemia di Ebola. La nostra strategia si concentra in particolar modo su questi Paesi e sulle relative popolazioni, le quali intraprendono percorsi migratori verso Paesi più accoglienti come l’Italia».