Ancora tragedie del mare. 117 migranti, tra cui donne e bambini, sono morti lo scorso weekend a causa dell’affondamento di un gommone a largo della Libia. L’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e l’Unione medica euro mediterranea (Umem) insieme alle associazioni aderenti al movimento Internazionale “Uniti […]
Ancora tragedie del mare. 117 migranti, tra cui donne e bambini, sono morti lo scorso weekend a causa dell’affondamento di un gommone a largo della Libia.
L’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e l’Unione medica euro mediterranea (Umem) insieme alle associazioni aderenti al movimento Internazionale “Uniti per Unire” hanno commentato l’accaduto con angoscia, rabbia e delusione. «L’ennesima notizia tragica di migranti morti in mare, 3 persone salvate e 117 dispersi, con il silenzio assordante della comunità europea e della diplomazia internazionale che non ha saputo né comprendere né prevenire e trovare soluzioni tempestive al fenomeno dell’immigrazione» queste le parole del Professor Foad Aodi, medico Fisiatra Fondatore Amsi e Consigliere dell’Omceo di Roma e Coordinatore Rapporti con i Comuni e Affari Esteri e Area Riabilitazione dell’Omceo di Roma.
Già nel corso del convegno: “Libia: ieri, oggi domani”, organizzato dall’Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia (Omega) dello scorso 17 gennaio, il professor Foad Aodi aveva richiesto di intensificare l’impegno per la stabilizzazione della Libia, fondamentale per combattere il mercato nero degli esseri umani, l’immigrazione clandestina e la violenza sulle donne e sui minorenni.
«Non sono ammissibili i continui slogan razzisti sulla pelle dei migranti per fini politici» ha concluso Aodi chiedendo al Governo Italiano «più impegno e concretezza nel campo dell’immigrazione, a favore della stabilizzazione della Libia, dell’attuazione degli accordi bilaterali e una vera cooperazione internazionale per far diminuire le fughe dai nostri paesi verso l’Italia e l’Europa».