Il Presidente di Confindustria in visita all’ateneo romano: «Ho visto passione, competenza, responsabilità. Gente che lavora e che ha in testa un progetto, vicina ai pazienti con orgoglio e senso di identità». Il Rettore Raffaele Calabrò: «Alleanza strategica tra università e imprese per offrire sempre più una formazione orientata alla persona, tecnica ma anche umana»
«Viviamo in un mondo complesso nel quale è diventato necessario affrontare il tema del confronto con le competenze». È diretto il discorso del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenuto nell’aula magna dell’Università Campus Bio-Medico di Roma in occasione del workshop “Università e impresa in un mondo che cambia: sfide e opportunità per il rilancio del sistema Paese”.
Un appuntamento a cui ha seguito la visita del Policlinico e dei laboratori di ricerca delle facoltà universitarie, per fare il punto sul rapporto tra università, ricerca e mondo delle imprese,.
«Dietro al pensiero economico di Confindustria c’è una precisa idea di società inclusiva ed aperta – ha sottolineato Boccia – e per realizzarla è indispensabile puntare su una relazione sempre più consolidata tra imprese e università e quindi su idee, conoscenze e competenze». Fondamentale, dunque, una formazione moderna «specialmente in un Paese come l’Italia caratterizzato dalla mancanza di materie prime». Boccia ha sottolineato come sia necessario «uscire dalla soggezione o dalla conflittualità tra imprese e università per vivere con consapevolezza questo momento storico e affrontare con metodo le sfide poste dalla cultura della complessità».
«Girando per l’Università Campus Bio-Medico di Roma ho visto passione, competenza, responsabilità. Gente che lavora e che ha in testa un progetto, vicina ai pazienti con orgoglio e senso di identità. È affascinante – ha specificato Boccia – vedere tanti professionisti che lavorano insieme in una dimensione di interdisciplinarietà non solo con la passione per il lavoro ma anche di impegno civile».
Il tema della formazione e del dialogo tra università e impresa è stato al centro dell’incontro, aperto dal presidente dell’Università Felice Barela, durante il quale il presidente onorario Paolo Arullani ha ricordato la missione dell’università Campus Bio-Medico di Roma nel «sostenere l’innovazione e le soft skills come valore aggiunto per le capacità relazionali degli studenti».
Un ragionamento rinforzato anche dal Rettore Raffaele Calabrò per il quale «oggi è più che mai strategica l’alleanza tra università e imprese nell’ottica di offrire sempre più una formazione orientata alla persona, in grado di essere non solo tecnica ma anche “umana”. La nostra è un’università che accoglie le imprese – ha continuato il Rettore – collabora con le aziende, offre loro spazi di dialogo e collaborazione con studenti e ricercatori e coopera nella creazione di nuove imprese, in particolar modo quelle fondate dai giovani. Un ruolo importante soprattutto perché l’Italia è il Paese delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno fatto e fanno il nostro benessere».
Il presidente di Unindustria Filippo Tortoriello ha descritto l’Università Campus Bio-Medico di Roma come «punto di riferimento di una concezione moderna di accademia, dove conta tantissimo la componente umana ma anche quella imprenditoriale e dove valore aggiunto sono la correttezza e l’etica, elementi che caratterizzano anche il nostro percorso di imprenditori. Nel Lazio vantiamo un’altissima concentrazione di università e centri di ricerca – ha proseguito Tortoriello – che ne fanno uno dei territori più ricchi a livello europeo. Abbiamo tutti le carte in regola affinché la ricerca diventi effettivamente elemento di inesauribile capacità di innovazione. Dobbiamo però attivare tutte le sinergie possibili per far sì che il contatto tra università e imprese produca risultati costanti e crescenti nel tempo».
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Le sinergie tra università e imprese sono rese necessarie anche dalle statistiche: «Secondo l’ultimo rapporto Ocse i laureati che si formano in Italia sono intorno al 18 per cento – ha ricordato Tortoriello – e la quantità di lauree nelle discipline tecnico-scientifiche è ancora troppo bassa: siamo dieci punti sotto la Germania». Un gap che rischia di rallentare la trasformazione dell’economia del futuro. «Più laureati in materie scientifiche sono una necessità per l’economia del futuro: l’istruzione senza una specializzazione in questi ambiti non solo penalizza le imprese – ha concluso Tortoriello – ma spesso favorisce la disoccupazione».