Quattro milioni di italiani entrano ogni giorno in farmacia, «dunque bisogna puntare su questa per insegnare prevenzione e adesione alle cure». L’intervista a Roberto Tobia, presidente Federfarma Palermo e Tesoriere Federfarma nazionale
Aumento della morbilità e della mortalità, aggravio delle spese per il Sistema Sanitario Nazionale e incremento delle necessità d’intervento assistenziale. Sono solo alcune delle conseguenze derivanti da una scarsa adesione alle terapie farmacologiche da parte dei pazienti che, solo in Italia, risultano essere circa il 50%; una piaga del SSN che riguarda in particolare gli over 65 affetti da patologie croniche. «In questo quadro la figura del farmacista è fondamentale per stemperare il fenomeno», dichiara a Sanità Informazione Roberto Tobia, presidente Federfarma Palermo e Tesoriere Federfarma nazionale, intervistato in occasione della recente presentazione in Senato del progetto nazionale ‘Io aderisco, tu che fai?’ sull’importanza dell’adesione alle terapie organizzata dal Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia (CIAT).
La scarsa aderenza alle terapie è un grande problema per la sostenibilità del sistema ma anche per la salute pubblica. In questo panorama qual è il ruolo della farmacia?
«Il problema esiste, è un problema presente e che sarà ancora più evidente nel prossimo futuro. Tuttavia dobbiamo sottolineare che il 70% circa degli ammalati cronici sono vicini alla farmacia, la considerano punto di riferimento e colonna primaria del SSN. Da questo punto di vista la farmacia può mettere a disposizione i suoi 19mila sportelli sul territorio per effettuare azioni per incentivare l’aderenza. Credo che sia fondamentale che la farmacia abbia questo ruolo e che soprattutto le venga riconosciuta una funzione relativamente al dossier farmaceutico e al fascicolo sanitario elettronico. Nonostante la farmacia sia attiva in questa direzione e, alla luce della finanziaria del 2017, che ha stanziato 36 milioni per quelle attività cognitive che la farmacia può fare compresa l’aderenza alla terapia, il 40-50% dei soggetti cronici non è comunque aderente alla terapia. Questi numeri ci fanno temere sia per la salute dei pazienti che per il SSN che accusa un danno indiretto che si manifesterà nel prossimo futuro. Per ammortizzare queste problematiche, è bene che la farmacia sia al centro della presa in carico del paziente e che stringa una buona alleanza con il medico di medicina generale e con il pediatra di libera scelta, nonché con gli infermieri».
Lei crede che campagne che incentivino l’aderenza terapeutica possano essere utili per fronteggiare il problema? La farmacia in questo senso che ruolo ha?
«Quattro milioni di cittadini entrano ogni giorno nelle nostre farmacie, il che vuol dire che siamo uno sportello indispensabile. Abbiamo dimostrato con le campagne d’informazione e di screening che abbiamo effettuato sul territorio, ultimo il Diaday dello scorso anno, che sono fondamentali per la cittadinanza. Ben 160mila soggetti hanno potuto effettuare una misurazione gratuita della glicemia in farmacia e da questa rilevazione è venuto fuori che 4mila soggetti erano diabetici e non sapevano di esserlo. Ma non solo: altri 19mila avevano valori che potevano condurli a soffrire di diabete. Questi sono numeri importanti, perché è importante la prevenzione che incide in maniera fondamentale non solo sulla salute del cittadino, ma anche sui costi che il SSN deve affrontare».