Salute 7 Febbraio 2019 17:02

Fine Vita, Tanese (ASL Roma1): «In momento così delicato diventa fondamentale la formazione per i sanitari e l’informazione per gli assistiti»

«La diversità culturale e religiosa crea barriere e la rete dei servizi dell’azienda sanitaria deve funzionare in maniera più integrata, a partire dal medico di medicina generale fino agli operatori». Così Angelo Tanese, Direttore generale della ASL Roma 1 che, insieme al Tavolo interreligioso di Roma ed al Policlinico Gemelli, ha promosso il Manifesto Interreligioso per il Fine Vita

Fine Vita, Tanese (ASL Roma1): «In momento così delicato diventa fondamentale la formazione per i sanitari e l’informazione per gli assistiti»

Saper prestare assistenza clinica e umana nel momento più difficile per una persona, la sua morte. A prescindere dalla cultura e dalla fede religiosa, ne hanno diritto tutti. È questo il senso intrinseco del Manifesto Interreligioso dei diritti nei percorsi di Fine Vita, firmato in questi giorni da 18 rappresentanti di confessioni religiose, responsabili di strutture sanitarie, Asl e associazioni di volontariato. Sul contenuto e l’operatività del Manifesto, Sanità Informazione ha intervistato Angelo Tanese, Direttore generale della ASL Roma 1 che ha promosso l’iniziativa insieme al Tavolo interreligioso di Roma ed al Policlinico Gemelli.

LEGGI ANCHE: MANIFESTO FINE VITA, INFERMIERI IN PRIMA FILA. MANGIACAVALLI (FNOPI): «VOGLIAMO FIRMARE E PARTECIPARE A DECISIONI»

Il Manifesto Interreligioso vuole incentivare un confronto e una condivisione fra varie professioni religiose del Fine Vita, sia in termini di collaborazione sanitaria che umana. Come sarà possibile realizzarlo?

«Il Manifesto promuove un’attenzione particolare alla persona nel momento più difficile della vita, in modo da garantire anche una cura non solo dell’aspetto sanitario, ma anche della sua dimensione direi più spirituale, in alcuni casi anche religiosa. Ovviamente confrontarsi con questo aspetto presuppone una sensibilità necessaria da parte degli operatori sanitari che devono tener conto del credo e anche delle abitudini e delle pratiche degli assistiti e dei loro familiari. Una cura particolare in un momento così delicato significa anche una qualità migliore del nostro Sistema sanitario nazionale. Quindi la firma del Manifesto è l’inizio di un percorso che vuole incentivare la formazione e l’informazione per i professionisti sanitari così da poter affrontare momenti così importanti».

Lei ha messo l’accento sull’importanza della formazione degli operatori sanitari: quanto conta questo aspetto nell’ambito di un percorso di Fine Vita?

«Gli operatori sanitari, soprattutto gli infermieri, hanno la relazione di cura alla base della loro professionalità. Tuttavia ritengo sia importante fare anche un’operazione ulteriore di sensibilizzazione e consapevolezza, perché a volte la diversità culturale e religiosa crea una barriera, e da questo punto di vista la rete dei servizi dell’azienda deve funzionare in maniera più integrata a partire dal medico di medicina generale fino ad arrivare agli operatori sanitari che si muovono in ospedale, a domicilio e nei Pronto soccorso. Purtroppo si muore e la morte è una parte imprescindibile della vita, ma nei luoghi dove questo avviene, che sia in ospedale, a domicilio o in hospice, la cura del percorso di Fine Vita diventa importantissima e deve essere affrontata consapevolmente e organizzazione».

A proposito di organizzazione e di rete, come sarà possibile diffondere questo Manifesto perché diventi operativo nelle strutture sanitarie?

«Per noi questo è un punto d’arrivo di un lavoro di definizione dei diritti che però diventa punto di partenza anche per un’attività più operativa che stiamo avviando nel definire procedure, pratiche e linee attuative del protocollo. Poi c’è un aspetto non trascurabile di dibattito e confronto, perché su questo tema del Fine Vita il nostro SSN deve accendere una luce particolare, proprio perché bisogna dire che anche quando la parte clinica arretra perché non è più in grado di trovare una soluzione, c’è un aspetto fondamentale che entra in campo, che è la dimensione umana dell’assistenza. La cura della persona non deve mai finire».

LEGGI ANCHE: ASL, LA GRANDE SFIDA DELL’ORGANIZZAZIONE. TANESE (ASL ROMA1): «LA CHIAVE È INFORMARE LE FAMIGLIE»

Articoli correlati
“La sanità digitale come strumento di prevenzione del rischio clinico”: esperti a confronto al Santo Spirito
Nel convegno promosso dall'Asl Roma 1 si parlerà di e-health e di tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) necessarie per far funzionare il sistema sanitario in sicurezza e qualità, riducendo i rischi collegati ai processi sempre più complessi ed interprofessionali.
Fine vita, Commissione Sanità Puglia approva proposta di legge regionale. Amati (Pd): «Siamo i primi in Italia, ora subito in Aula»
«Spero che le altre regioni seguano l’esempio italiano e mi attendo un immediato esame in Consiglio regionale, anche rinviando di qualche giorno le ferie» sottolinea il consigliere regionale dem Fabiano Amati
«Non serve una legge statale per garantire il suicidio assistito». La proposta del Pd pugliese per superare lo stallo
Una proposta di legge regionale di Fabiano Amati (Pd) punta a garantire in Puglia il suicidio medicalmente assistito. Spiega Amati: «L’aiuto alla morte per persone malate terminali è già una prestazione prevista dall’ordinamento in virtù della sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019, le regioni hanno solo bisogno di norme organizzative». Nel testo viene garantita l’assistenza gratuita del SSN
Fine vita, Confad: «Lo Stato deve garantire il sostegno in tutte le fasi della malattia, non solo nella fase terminale»
La Confederazione nazionale delle famiglie con disabilità è critica sulla legge approvata alla Camera: «In uno Stato di diritto non è accettabile promuovere il diritto alla morte assistita come a una conquista di civiltà, se ciò elude il pieno esercizio del diritto a una buona-vita»
Fine vita, il pressing del presidente Roberto Fico: «Legge di civiltà, il Senato la approvi presto»
Il presidente della Camera spiega che sui diritti civili «il Parlamento deve prendersi le sue responsabilità». La legge ha avuto il via libera in prima lettura da Montecitorio la settimana scorsa
di Francesco Torre
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Gioco patologico, in uno studio la strategia di “autoesclusione fisica”

Il Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina traslazionale dell'Università Tor Vergata ha presentato una misura preventiva mirata a proteggere i giocatori a rischio di sviluppare problemi leg...
Salute

Cervello, le emozioni lo ‘accendono’ come il tatto o il movimento. Lo studio

Dagli scienziati dell'università Bicocca di Milano la prima dimostrazione della 'natura corporea' dei sentimenti, i ricercatori: "Le emozioni attivano regioni corticali che tipicamente rispondo...
Advocacy e Associazioni

Porpora trombotica trombocitopenica. ANPTT Onlus celebra la III Giornata nazionale

Evento “WeHealth” promosso in partnership con Sanofi e in collaborazione con Sics Editore per alzare l’attenzione sulla porpora trombotica trombocitopenica (TTP) e i bisogni ancora i...