Il 77% delle vittime, è obeso o in sovrappeso. Massaccesi (Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping): «Prima si giocava nel cortile di casa, oggi si gioca nel cortile del web. Lo sport è uno strumento fondamentale per spingere i ragazzi ad avere una vita attiva»
“È malvagio. Quando uno piange, egli ride”. Sono trascorsi 133 anni da quando Edmondo de Amicis usò questa frase nel suo libro Cuore per descrivere Franti, un bullo. E, dopo oltre un secolo, molti giovani continuano ad assumere quegli stessi atteggiamenti gradassi e spavaldi nei confronti dei loro coetanei più vulnerabili. Con un’unica differenza: al bullismo si è affiancato il cyberbullismo e, attraverso la rete, il bullo può raggiungere la sua vittima sempre, anche di notte, fin dentro la sua stanza.
«Il suicidio, spesso per bullismo o cyberbullismo, è la seconda causa di morte tra i giovani in Italia, dopo gli incidenti stradali». Luca Massaccesi, segretario generale dell’Osservatorio nazionale Bullismo e Doping, parla ai microfoni di Sanità Informazione, in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo. Secondo i più recenti dati, diffusi dallo stesso Osservatorio, un adolescente su due subisce molestie di vario genere e il 20% è vittima, tutti i mesi, di veri e propri atti di bullismo. Più in generale, il 70% vive nel terrore di finire nelle grinfie di un bullo, l’11% di chi ha subito violenze di questo tipo ha tentato il suicidio, il 77% è in preda alla depressione ed il 30% pratica autolesionismo. Dati allarmanti di un fenomeno dilagante che hanno spinto l’Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping ad ideare “Ethical Scuola”, «un progetto di prevenzione del disagio giovanile – ha aggiunto Massaccesi – con l’ausilio prezioso e fondamentale dei campioni dello sport».
Tra gli atleti coinvolti spicca il nome di Raffaella Masciadri, cestista italiana, presidente della Commissione nazionale degli Atleti del Coni: «Il ruolo dello sport – ha detto la campionessa – è molto importante perché gli sportivi possono essere un buon esempio, uno stimolo positivo per aiutare soprattutto le vittime». Per Giovanni Malagò, presidente del Coni, «la partita si gioca tutta sulla prevenzione. E gli sportivi sono un ottimo esempio da imitare. I nostri campioni – ha aggiunto – potrebbero aiutare i giovani a ragionare prima di cascare in questi errori che oggi, soprattutto nell’era del digitale, sono dietro l’angolo».
Lo sport è uno stimolo a spegnere il computer e silenziare lo smartphone, invoglia ad uscire fuori di casa e ad incontrare i propri coetanei. Ma non è tutto: permette anche di mantenere la forma fisica. «Il 77% delle vittime di atti di bullismo è obeso o in sovrappeso – ha detto Luca Massaccesi –. Mentre prima si giocava nel cortile di casa, oggi si gioca nel cortile del web, seduti nella propria stanza. L’obesità giovanile è uno dei principali mali del nostro secolo e lo sport è uno strumento fondamentale per spingere i ragazzi ad avere una vita attiva».
Rinunciare alla sedentarietà non fa bene solo al corpo ma anche alla mente, parola di Raffaella Masciadri: «Lo sport – ha raccontato la cestista italiana – mi ha aiutata ad essere più estroversa, ad aprirmi con gli altri e ad avere una maggiore sicurezza in me stessa. Ed è proprio questa sicurezza che i ragazzi di oggi dovrebbero acquisire più di ogni altra cosa, perché trascorrendo troppo tempo nella realtà virtuale non sanno più distinguere i valori fondamentali da quelli superficiali. E lo sport – ha concluso l’atleta – aiuta, senza alcun dubbio, anche formare la personalità di un individuo».