Migliaia di medici protestano a Napoli. I sindacati: «Bene il dialogo con Lorenzin,
ma ora vogliamo atti concreti altrimenti a marzo sarà confermato lo sciopero»
I sindacati dei medici hanno scioperato a dicembre perché il ministro non li ascoltava. Ora Beatrice Lorenzin li ha ricevuti ed ascoltati, ma il nuovo sciopero di 48 ore (già fissato per il 17 e del 18 marzo) resta confermato. A meno che non si passi dalle parole ai fatti su nuove assunzioni, stabilizzazione precari, ruolo del medico e formazione.
Decisivo, in tal senso, secondo i sindacati, che la questione “varchi i confini” del Ministero della Salute, dove comunque sono stati programmati nuovi incontri ogni primo lunedì del mese, ed arrivi all’attenzione del premier Matteo Renzi. Chiesto anche un approccio interministeriale, chiamando in causa anche il MEF (Ministero dell’Economia e della Finanza).
STABILIZZAZIONI E ASSUNZIONI – «Il ministro Lorenzin – conferma Riccardo Cassi, presidente dei medici ospedalieri di Cimo e presente a Lungotevere Ripa anche in rappresentanza di Alleanza per la Professione Medica – si è impegnata a coinvolgere sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, sia il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. Si parte da loro per arrivare al premier Matteo Renzi dal quale ci aspettiamo risposte concrete. Vogliamo tempi certi del contratto, ma sapere anche su quali parametri verrà rinnovato perché ci sono ancora troppi aspetti da chiarire. E poi – conclude Cassi – c’è lo sblocco del turn over. Visto che è confermato il “tesoretto” di 2 miliardi, si parta dai 10mila precari da stabilizzare. Lo stesso ministro ha riconosciuto che non sono così tanti e poi la precarietà ha già un costo, visto che a tutt’oggi vengono pagati». La certezza è che sul precariato si darà battaglia. «Dopo la buona scuola dovrà esserci la buona sanità – afferma Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil Medici – e su questo abbiamo avuto segnali positivi nell’incontro con Lorenzin, che ha anche confermato che i 2 miliardi a disposizione verranno investiti per farmaci e personale per assunzioni e sblocco del turn over».
VERSO LO SCIOPERO – Pur apprezzando le intenzioni, i sindacati restano complessivamente orientati allo sciopero di marzo, già anticipato dalla manifestazione di sabato scorso a Napoli, alla quale hanno preso parte migliaia di medici con delegazioni provenienti da tutta Italia. Il messaggio uscito dalla sala Galateo della Stazione Marittima è stato quello di un fronte comune «a difesa della sanità pubblica».
«Beatrice Lorenzin non ci ha chiesto di sospendere le manifestazioni – precisa Giacomo Milillo, presidente nazionale della Fimmg (la federazione dei medici di famiglia) – ed in questo momento il malessere dei medici è molto elevato, lo sciopero rappresenta il loro sentimento di protesta. Abbiamo apprezzato l’atteggiamento del ministro, ma si valuterà nel tempo se ci saranno risultati: bisogna far circolare la parola “salute” nel Parlamento e nel governo. In sintesi: ci sono aperture, ma lo sciopero resta».
Più possibilista il presidente nazionale Cisl Medici Biagio Papotto, presente al vertice in rappresentanza dei sindacati confederali: «Nostro interesse è risolvere i problemi, non fare sciopero: sono stati assunti degli impegni da parte del ministro e se arrivano segnali positivi si può senza dubbio rivedere la nostra posizione. In particolare riteniamo fondamentale risolvere la questione dello sblocco del turn over: ci sono 2 miliardi in più per il 2017, si utilizzino per stabilizzazioni e assunzioni».
Quella di Papotto, sullo sciopero, è ad ogni modo l’unica apertura. «Aspettiamo che alle parole seguano i fatti – afferma Costantino Troise, segretario nazionale di Anaao (il sindaco di medici e dirigenti ospedalieri) – per ragionare sullo sciopero di marzo che ad oggi resta confermato. Quali atti concreti ci aspettiamo? Le priorità sono: riconoscimento di ruolo, occupazione, precari, formazione e condizioni di lavoro». Netti anche i veterinari del SIVEMP: «C’è una ferita aperta nel sistema che mette in difficoltà per primi i cittadini – commenta il segretario nazionale Aldo Grasselli – e le soluzioni non possono arrivare soltanto da un incontro col ministro, ma serve un’assunzione di responsabilità di tutto il governo….: tutti devono trovare un’intesa con noi per risolvere i problemi».
APPROPRIATEZZA – Al centro del faccia a faccia tra ministro e sindacati anche il contestato decreto sull’appropriatezza prescrittiva. Non accontentandosi della sospensione (già attuata), lo SMI ne ha chiesto espressamente il ritiro: «È un decreto nato male, concepito con una filosofia punitiva – afferma Pina Onotri, segretario nazionale del sindacato che rappresenta i medici di base -. Un medico non è appropriato solo se cura una polmonite con un antidiabetico. Invece viene punito se sfora il tetto di spesa. Diventa francamente difficile continuare a lavorare in questa maniera. C’è stato per esempio il caso di 900 colleghi denunciati a Catania per la prescrizione di farmaci contro l’osteoporosi e altri 500 per l’ipertensione. Non vogliamo trovarci a rispondere per prescrizioni che sono appropriate dal punto di vista clinico ma non da quello economico».