«Molte diagnosi arrivano tardi e spesso ci si arriva tramite altre patologie. Il 2% della popolazione ha il diabete e non lo sa. L’Italia è fanalino di coda nell’utilizzo dei più moderni farmaci per il diabete a causa delle difficoltà nel prescriverli» ha dichiarato il professor Andrea Giaccari, diabetologo
Nel corso del convegno “La malattia diabetica e le sue complicanze” – che si è svolto recentemente presso l’Istituto Superiore di Sanità – organizzato con il patrocinio dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta e con il contributo non condizionato di Mundipharma, è stata rimarcata l’importanza della multidisciplinarietà nell’approccio sul diabete.
«L’approccio al diabete – ha affermato la dottoressa Anna Paola Santaroni, Direttore Generale Acismom , a margine dell’evento – richiede una medicina centrata sulla persona, per la quale devono essere presi in carico, con un approccio multidimensionale, tutti i suoi bisogni di salute. Questo può avvenire – ha continuato – se alla persona, e ai suoi familiari, viene offerto un percorso che sia costruito con completezza di professioni e discipline, in grado di affrontare tutti gli aspetti clinici e le ripercussioni sociosanitarie della malattia. È indispensabile, inoltre, che l’integrazione con il medico di famiglia sia solida e ben strutturata, anche dal punto di vista digitale, per un pieno coinvolgimento del paziente».
I numeri del diabete sono in aumento in tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione: negli ultimi dieci anni, la prevalenza del 4% nella popolazione generale è passata al 6%, limitata ai casi noti, ossia formulati dall’ISTAT e dallo studio ARNO. L’analisi ISTAT ha lasciato fuori coloro che non sono consapevoli della malattia o che non la considerano adeguatamente. Lo Studio ARNO, realizzato dalla Società Italiana di Diabetologia insieme a Cineca sulla base di dati amministrativi, ha individuato quante sono le persone che assumono farmaci per diabete, che hanno esenzioni per questa patologia o che sono state dimesse da un ospedale con (anche) questa diagnosi, superando così la percezione del paziente.
«Resta tuttavia una quantità di sommerso preoccupante, stimabile attorno al 2% della popolazione di persone che hanno il diabete e non lo sanno – ha sottolineato il professor Andrea Giaccari, diabetologo, Professore Associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile del Centro per le Malattie Endocrine e Metaboliche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS – . Questo è indirettamente confermato anche dal fatto che molte diagnosi vengono fatte per patologie apparentemente non correlate alla malattia diabetica, come coloro che presentano problemi inerenti alle patologie cardiache: il 25-30% delle persone che hanno un infarto scopre di avere diabete. Oltre alle cure, bisogna dunque individuare coloro che ne sono affetti ma non ne sono consapevoli».
Secondo gli studi della Società Italiana di diabetologia, quasi il 65% delle persone con diabete si colloca nella fascia di età pari o superiore ai 65 anni. Circa un paziente su 5 ha età pari o superiore a 80 anni, circa il 2% ha età inferiore a 20 anni e circa il 35% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni). La prevalenza fra i 20 e i 49 anni è maggiore nelle femmine mentre fra i 50 e gli 80 anni è superiore nei maschi. La prevalenza complessiva è maggiore nei maschi. Questi dati confermano il fatto che il diabete affligge moltissimi anziani, ma sottolineano anche che moltissime persone con diabete (oltre 200mila in questa casistica e oltre 1 milione su base nazionale) non sono anziani e sono nel pieno dell’età lavorativa.
Per ritardare la comparsa del diabete e per contrastarne la progressione, la terapia si basa su quattro pilastri fondamentali, di cui tre non sono farmacologici: «Un’alimentazione sana, per raggiungere un peso forma e mantenerlo nel tempo – ha spiegato il professor Giaccari – . Il secondo pilastro è l’attività fisica, intesa anche negli spostamenti quotidiani e il terzo è l’educazione: sapere cosa sta succedendo, quali sono gli effetti delle conseguenze della malattia diabetica è fondamentale per tenere sotto controllo il proprio diabete e i relativi fattori di rischio. La terapia farmacologica è solo il quarto pilastro che regge il “tempio” della terapia del diabete. Oggi esistono molti farmaci per curarlo, ma i più recenti hanno costi elevati e gli enti regolatori li hanno resi prescrivibili sono dagli specialisti di diabetologia. La conseguenza – ha concluso il professore – è che l’Italia è fanalino di coda nell’uso di questi farmaci, non solo in Europa, ma anche rispetto a paesi di altri continenti che hanno un’assistenza sanitaria notevolmente inferiore alla nostra, poiché altrove sono prescrivibili anche da altri specialisti o dai medici di base».
«La cura del diabete – ha terminato la dottoressa Santaroni – si dovrà avvalere anche dei benefici della medicina di precisione che consentirà, sulla base dei dati epidemiologi, clinici e di studio genomico, di utilizzare le sempre più efficaci terapie farmacologiche in modo mirato, come già avviene negli Stati Uniti».