Il presidente della Federazione Italiana Tecnici di Laboratorio Biomedico: «Fondata un’associazione tecnico-scientifica per evidenziare il valore delle nostre risorse umane»
La carriera di quasi 6mila Tecnici di Laboratorio Biomedicoè a rischio. Tanti sono, circa il 20% del totale, coloro che pur lavorando da diversi anni come professionisti del settore, non potranno iscriversi al nuovo albo, così come previsto dalla legge Lorenzin. «I loro titoli non sono conformi alle nuove normative – ha spiegato Saverio Stanziale, presidente F.I.Te.La.B., la Federazione Italiana Tecnici di Laboratorio Biomedico». Ma gli ostacoli da superare non sono gli stessi per tutti: «I professionisti non scrivibili all’albo – ha aggiunto Stanziale – possono essere divisi in tre diverse categorie: i titoli non conformi, potenziali abilitanti e gli abusivi alla luce del sole. I Tecnici di Laboratorio Biomedico con titoli non conformi sono davvero pochi: non arrivano a coprire nemmeno l’1% del totale dei professionisti che, in Italia, è stimato intorno alle 28mila unità. Sono molti di più, invece, coloro che hanno conseguito un diploma professionale, equipollente fino al 1985, poi inserito nel bando ministeriale di equivalenza del 2011. Questo decreto permetteva, e permette tutt’ora, di essere iscritti all’albo. Coloro che, in quel periodo, non ne hanno usufruito, oggi si trovano in difficoltà». Come aiutare questi professionisti ad abbandonare questa terra di mezzo non è ancora chiaro, ma ha assicurato il presidente F.I.Te.La.B., «la Federazione ha la volontà di risolvere il problema ed è già scesa in campo per affrontare la questione attraverso i canali istituzionali, così da poter trovare la formula più adeguata di risoluzione».
E sempre per affrontare questa importante fase di cambiamento la Federazione ha fondato anche un’Associazione tecnico-scientifica: «Alla luce della legge 24 del 2017 sulla responsabilità professionale ed a seguito della costituzione del nuovo albo – ha commentato Stanziale – abbiamo ipotizzato che fosse necessario creare un’associazione tecnico scientifica, da accreditare nell’elenco ministeriale specifico. Il nostro obiettivo primario è porre l’attenzione sulle competenze avanzate professionali che dovrebbero essere previste nel nuovo contratto nazionale di lavoro e, soprattutto, evidenziare il valore delle nostre risorse umane». Un potenziale che se non valorizzato rischia di sommarsi a quello di tanti altri italiani che decidono di “fuggire” all’estero in cerca di una posizione lavorativa più adeguata alle loro esigenze. «Dai dati in nostro possesso – ha sottolineato il presidente F.I.Te.La.B. – a circa due-tre anni dalla laurea il 75-80% dei nostri professionisti trova una collocazione all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, di solito tra i posti più ambiti dalla categoria. Ma non sono pochi coloro che, nell’attesa, decidono di andare all’estero, sia per fare nuove esperienze professionali, ma anche per la necessità di trovare un lavoro immediato. I tempi in Italia – ha concluso Stanziale – sono sempre più lunghi che altrove, nonostante il Tecnico di Laboratorio Biomedico, con la sua preparazione, possa ambire anche ad un’occupazione nel privato, dai laboratori fino alle industrie tecnico-farmaceutiche».