I dati contenuti nel report del Centro nazionale trapianti. Il 14 aprile si svolgerà la giornata nazionale 2019 per la donazione degli organi
I dati 2018 del Centro nazionale trapianti registrano «l’ottimo stato di salute» della Rete nazionale trapianti e la cultura della donazione si consolida ma l’Italia resta divisa in due. Analizzando, infatti, i dati su base regionale, «emerge ancora una volta – sottolinea la relazione presentata oggi dal Cnt – il quadro di un’Italia a due velocità». I volumi di attività nelle regioni centro-settentrionali sono ancora molto superiori a quelli del Sud (l’indice che indica il numero di donatori utilizzati per milione di abitanti va dal 6,4 al 12,7). Nel 2018 la Toscana si è confermata come la regione con il maggior numero di donatori utilizzati per milione di abitanti: 46,8, uno dei dati migliori tra tutte le regioni europee. C’è stata una crescita importante in Piemonte (i donatori utilizzati sono passati da 32 a 34,8 per milione di persone) e in Lombardia (da 24,8 a 26,4). Da segnalare il caso virtuoso della Sardegna, dove a livello locale i donatori utilizzati sono saliti in termini assoluti del 18,9% in un solo anno (da 37 a 44).
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Donazioni e trapianti: secondo miglior anno di sempre
Il dato 2018 sull’attività complessiva di donazione è il secondo migliore di sempre: lo scorso anno ci sono stati 1.680 donatori (tra deceduti e viventi), con una flessione di 83 unità rispetto al 2017 ma ben al di sopra della media degli ultimi 5 anni. Il trend 2014-2018 è in decisa ascesa, con una crescita delle donazioni pari al 24,4%. Anche per quanto riguarda il numero dei donatori utilizzati il dato 2018 (1370) rappresenta la seconda miglior performance in assoluto. La percentuale di opposizioni alla donazione è stata del 29,9%: un dato in leggero aumento rispetto al 2017 (28,7%) ma ancora una volta molto inferiore al 32,8% registrato nel 2016.
Complessivamente i trapianti effettuati nel 2018 sono stati 3.718, di cui 3.407 da donatore deceduto e 311 da vivente. Anche in questo caso si tratta del secondo miglior risultato mai registrato, un dato in calo rispetto al 2017 ma che consolida il trend di crescita degli ultimi cinque anni (+20,4%). Nel dettaglio, sono stati effettuati 2.117 trapianti di rene (di cui 287 da vivente), 1.245 trapianti di fegato (86 da vivente), 233 trapianti di cuore, 143 di polmone e 41 di pancreas. È stato il Centro trapianti di Torino a realizzare il maggior numero di interventi complessivi (377) davanti a Padova, Pisa, Bologna, Verona e Milano Niguarda.
In crescita netta l’attività di donazione a cuore fermo, una delle sfide principali in cui è impegnata la Rete nazionale trapianti: gli accertamenti con criteri cardiaci eseguiti sono stati 73 (+32,7% rispetto al 2017) mentre i trapianti effettuati sono saliti da 32 a 47 (+46,9%).
Per quanto riguarda i dati preliminari sui tessuti, il numero dei trapianti effettuati nel 2018 è stato di 16.468, in lieve calo rispetto al 2017 (-1,4%), a fronte di 13482 donazioni effettuate.
Continuano invece ad aumentare i trapianti di cellule staminali emopoietiche: lo scorso anno quelli da donatore non consanguineo sono stati 848, il numero più alto di sempre. Nell’ultimo anno i nuovi iscritti al Registro IBMDR sono stati 37.835 contro i 25.010 del 2017: un aumento del 51,3% dovuto in buona parte alla grande risposta dei cittadini all’appello lanciato per il caso del piccolo Alessandro Maria Montresor. Ad oggi i donatori attivi iscritti al Registro IBMDR sono 421.441.
Liste d’attesa, continua la diminuzione
Il consolidamento dell’attività di donazione e trapianto è confermato dal calo delle liste d’attesa: i pazienti che al 31 dicembre scorso aspettavano un trapianto erano 8.713 contro gli 8.743 di 12 mesi prima. Si tratta della terza diminuzione consecutiva. A trainare il calo è soprattutto la lista d’attesa per il trapianto di rene, che nell’ultimo anno è scesa da 6.683 a 6.545 (-2,1%), con una diminuzione del 5,9% nell’ultimo triennio. Estremamente positivi anche gli indici di qualità dei trapianti: ad esempio la sopravvivenza dei trapiantati di rene a un anno dall’intervento è del 97,3% e il 93% dei pazienti torna al lavoro dopo il trapianto o è in condizione di farlo.
Dichiarazioni di volontà, è boom: +76,15%
Per quanto riguarda le dichiarazioni di volontà alla donazione di organi, la Rete nazionale trapianti non ne ha mai raccolte tante come nel 2018. Al 31 dicembre scorso le dichiarazioni registrate erano quasi 4 milioni e mezzo, ovvero oltre 1,9 milioni in più rispetto al 2017: un aumento del 76,15%. Tra i cittadini che hanno comunicato la loro volontà, l’81,2% ha espresso il proprio consenso, mentre il 18,9% ha notificato un’opposizione. A trainare la crescita delle dichiarazioni è il raddoppio dei Comuni nei quali è possibile registrare la propria volontà in occasione del rilascio o del rinnovo della carta d’identità: ad oggi il servizio è attivo in 5.598 municipi italiani (il 69,9% del totale).
Il 14 aprile la Giornata nazionale per la donazione
La Giornata nazionale 2019 per la donazione degli organi si terrà domenica 14 aprile. L’iniziativa è il momento centrale della campagna nazionale “Diamo il meglio di noi” promossa dal Ministero della Salute, dal Centro nazionale trapianti e dalle associazioni di settore, che organizzeranno eventi di sensibilizzazione e informazione in centinaia di città italiane.
La promozione della cultura della donazione è al centro della legge 91 del 1 aprile 1999 che ha istituito la Rete nazionale trapianti, che oggi conta sul lavoro quotidiano di 15mila persone tra operatori sanitari, medici e infermieri, coordinatori, operatori dei trasporti uniformemente distribuiti sul territorio nazionale.
Sul territorio sono attivi 96 programmi di trapianto di organi e 98 programmi per le cellule staminali emopoietiche; il Centro Nazionale Trapianti Operativo, invece, gestisce 15 programmi nazionali, tra i quali quello per i pazienti pediatrici e quello per le urgenze.
Attualmente l’attività nazionale garantisce il diritto all’accesso alle cure per tutti i cittadini italiani: si è interrotto ormai da tempo il flusso di pazienti che erano costretti a curarsi all’estero. Oggi l’Italia dei trapianti è diventata un punto di riferimento a livello internazionale tanto da accogliere pazienti che vengono da altri paesi europei e da esportare know how e tecnologia.