Il Parlamento australiano ha approvato una legge che facilita l’assistenza sanitaria ai migranti dei centri di Nauru e Manus, in Papua Nuova Guinea, in barba a un emendamento del governo di parere opposto. Il voto della Camera bassa è stato accolto come storico: è la prima volta da 80 anni che l’esecutivo viene sconfitto su […]
Il Parlamento australiano ha approvato una legge che facilita l’assistenza sanitaria ai migranti dei centri di Nauru e Manus, in Papua Nuova Guinea, in barba a un emendamento del governo di parere opposto. Il voto della Camera bassa è stato accolto come storico: è la prima volta da 80 anni che l’esecutivo viene sconfitto su una legge proposta da lui stesso. Per i media locali, il consenso dato al testo legislativo – con un solo voto a favore in più rispetto a quelli contrari – rappresenta uno “schiaffo” alla componente minoritaria del governo del premier Scott Morrison, che porta avanti una politica migratoria molto restrittiva. Inoltre, la votazione giunge in un contesto di grande instabilità politica e di incertezza sulla permanenza al potere di Morrison, quinto premier negli ultimi sei anni.
La legge in questione consente ai medici di sollecitare il trasferimento in Australia di rifugiati le cui condizioni di salute necessitano cure che non possono ricevere nei centri di Nauru e Manus. Tuttavia il ministro dell’Immigrazione avrà la possibilità di chiedere un esame medico ad un comitato indipendente per verificare le effettive condizioni di salute dei rifugiati da trasferire. In passato diversi medici hanno deplorato che le loro richieste siano state ignorate dalle autorità. In almeno 44 casi i rifugiati hanno ottenuto il trasferimento per motivi sanitari dopo una lunga battaglia legale. I rifugiati più vulnerabili fisicamente e psicologicamente sono soprattutto i bambini, le cui condizioni di denutrizione, depressione e mancanza di sonno sono state denunciate da medici e difensori dei diritti umani. Per l’Onu sono “disumane” le condizioni di vita dei rifugiati nei campi allestiti dal 2013 in remote isole, in un tentativo delle autorità australiane di dissuadere potenziali migranti dal raggiungere l’Australia.
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