«Innanzitutto, do indicazioni sulla cura della pelle che, a causa delle pesanti cure, risulta spenta e inspessita; quindi mi dedico allo sguardo. Per chi non ha manualità, insegno, con l’ausilio dello stencil, a disegnare le sopracciglia, a scegliere la tonalità di colore giusto per la propria fisionomia e per i propri colori», racconta a Sanità Informazione il famoso truccatore allievo di Gil Cagnè
Restituire un sorriso alle donne malate di cancro costrette a pesanti cicli di chemioterapia è l’obiettivo del progetto ideato e sostenuto da Paolo D’Angelo, 51 anni, in arte Pablo, (uno dei make-up artist più famosi al mondo) e realizzato in collaborazione con alcune associazioni tra cui Lilt e Unicef. Recentemente vincitore del premio Assotutela (associazione di utilità sociale, punto di riferimento per i cittadini in ambito legale, finanziario e organizzativo) riservato alle eccellenze italiane, per Pablo la mission solidale oggi rappresenta una delle due anime che convivono nella stessa vita professionale. Fondatore della Face Place make-up Academy di Roma, oggi Pablo, che è anche docente di trucco presso la facoltà di cosmetologia all’Università di Ferrara, lega il suo nome a numerose iniziative per ridare bellezza là dove si crede sia persa, trasferendo l’esperienza maturata al fianco di personaggi del jet set internazionale e di dive hollywoodiane nella cura quotidiana della pelle di donne ferite e segnate dalla malattia. Pablo Gil Gagnè è il consulente di immagine di molte attrici, cantanti e show girl che in occasione di eventi, uscite pubbliche o concerti si affidano alle sue abili mani per apparire al massimo dello splendore. Al fianco del suo maestro ha lavorato per anni a Los Angeles dove ha seguito sul set Jodie Foster e Nicole Kidman, e nel back stage dei concerti Ami Stewart e Diana Ross. Rientrato in Italia negli ultimi 10 anni è riuscito ad essere anche profeta in patria, dedicando la sua arte ad attrici tra cui Monica Bellucci, e star della televisione come Simona Ventura e Carmen Russo.
Dal make-up di attrici celebri come Jody Foster o Monica Bellucci, alle donne deturpate dalla malattia o sfregiate sul volto dall’acido, una scelta difficile e coraggiosa, cosa l’ha portata verso quella direzione?
«Era il 1996 quando, con il maestro Gil Gagnè ho iniziato a lavorare e sovvenzionare una clinica in Bangladesh per la cura delle donne sfregiate dall’acido. Il progetto è andato avanti fino al 2003, quando dopo la morte di Gil, ho deciso di tornare in Italia per trasferire e adattare quella esperienza alla società odierna. Ne è nato un progetto con alcune associazioni per aiutare le donne che affrontano una malattia debilitante, con cure e cicli di chemioterapia importanti a ritrovare la propria femminilità, ad avere cura di sé stesse, e a nascondere gli effetti devastanti delle terapie».
In che modo?
«Con la collega Rita Molinaro faccio un lavoro in team sulla dermopigmentazione para-medicale. Lei si occupa del tatuaggio permanente dell’aureola mammaria, io del viso con la ricostruzione delle ciglia, la colorazione della pelle, fino alla definizione del contorno labbra».
Un lavoro estetico, ma soprattutto psicologico da bilanciare quotidianamente… «Partendo dal presupposto che le donne nell’affrontare la malattia e le avversità della vita hanno una marcia in più, il mio ruolo è importante per ridare alle donne la dignità ed il desiderio di guardarsi allo specchio e di riconoscersi. Un sorriso ritrovato mi ripaga più di un premio internazionale come make-up artist».
Materialmente cosa fa per loro?
«Innanzitutto, do indicazioni sulla cura della pelle che, a causa delle pesanti cure, risulta spenta e inspessita; quindi mi dedico allo sguardo. Per chi non ha manualità, insegno, con l’ausilio dello stencil, a disegnare le sopracciglia, a scegliere la tonalità di colore giusto per la propria fisionomia e per i propri colori. Per chi lo desidera procedo con il trucco permanente degli occhi e del contorno bocca che permette di avere sempre un’immagine impeccabile».