Nella prima riunione, al vertice del Consiglio Superiore di Sanità nominato l’oncologo noto per aver seguito il caso del piccolo Alex al Bambino Gesù. «La medicina rigenerativa è una delle medicine del futuro: adeguata per malattie genetiche, infarto o Parkinson, ma non per la cura dei tumori», sottolinea il professore Giulio Cossu VIDEO INTERVISTA COSSU – VIDEOINTERVISTA VINEIS
Franco Locatelli, oncoematologo del Bambino Gesù di Roma, classe 1960, è il nuovo presidente del Consiglio superiore di sanità (CSS). La nomina è stata decisa alla riunione di insediamento del Css al Ministero della Salute. Vicepresidenti sono stati eletti Paolo Vineis, 68 anni di Alba, Ordinario di Epidemiologia all’ Imperial College di Londra e Paola Di Giulio, 64 anni di Brindisi che ricopre il ruolo di Professore di Scienze Infermieristiche – Università di Torino. «Auguri a Franco Locatelli eletto Presidente del Css e a tutti buon lavoro. È l’inizio di una felice collaborazione di cui il Paese ha bisogno» ha detto il Ministro della Salute Giulia Grillo.
Locatelli è il luminare bergamasco che dirige il reparto di onco-ematologia della struttura della capitale. Negli ultimi mesi il suo nome è diventato noto anche al grande pubblico per aver seguito il caso del piccolo Alex al Bambino Gesù, dove Locatelli dirige il reparto di onco-ematologia e terapia cellulare e genica. Il bimbo di 18 mesi proveniente da Londra, si è sottoposto a Roma a un complicato intervento di trapianto di midollo osseo, ovvero la trasfusione di cellule staminali ematopoietiche.
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Tra i nuovi membri dell’Organismo ausiliario del Ministro della Salute c’è anche il genetista Giulio Cossu, classe 1953, professore di medicina rigenerativa a Manchester, ricercatore di fama internazionale per la cura delle distrofie muscolari. Prima docente alla University College London, poi professore di Istologia all’Università di Milano e alla Sapienza di Roma, è fellow dell’Academy of Medical Sciences, dell’Accademia dei Lincei, dell’European Academy of Science e dell’European Molecular Biology Organization. E dai primi giorni di febbraio è entrato a far parte anche del Consiglio Superiore Sanità.
Ai microfoni di Sanità Informazione, Giulio Cossu commenta questo nuovo incarico, descrive il suo attuale impegno per la ricerca e racconta aspettative e prospettive della medicina rigenerativa.
Professor Cossu, il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha firmato un decreto di nomina dei membri non di diritto del Consiglio Superiore Sanità. Tra i 30 nomi c’è anche il suo. Come ha reagito?
«Con sorpresa, non mi aspettavo di essere nominato, avevo avuto solo una breve conversazione. Ad ogni modo, cercherò di fare del mio meglio portando la mia esperienza nel campo di medicina rigenerativa e cercando di rendermi utile».
Attualmente vive a Manchester, dove è impegnato come docente e ricercatore. In particolare sta conducendo un trial sulla distrofia di Duchenne e di Becker, con quale obiettivo?
«Siamo tra i pochi gruppi al mondo che continua da tanti anni a cercare un approccio terapeutico per questa malattia trapiantando cellule. A Milano avevamo trapiantato cellule staminali prelevate ad un fratellino sano. Questo trial si è rivelato sicuro, ma molto poco efficace. Quindi, negli anni successivi, abbiamo lavorato per migliorare il protocollo clinico, cercando di aumentare l’efficacia di ogni singolo passaggio ed una parte di queste modifiche le stiamo verificando in un trial clinico esplorativo a Manchester proprio in questi mesi».
Che cosa si aspetta?
«Il punto importante è capire se iniettando queste cellule geneticamente corrette, provenienti dal paziente, e quindi diverse da quelle usate nel trial di Milano, riusciremo ad avere una quantità di distrofina prodotta – la proteina che manca in questa malattia – sufficiente, per farci andare avanti e farci programmare un trial con distribuzione sistemica, cioè su tutti i muscoli di queste cellule»
La medicina rigenerativa è la medicina del futuro o è una definizione azzardata?
«Credo si possa definire una delle medicine del futuro. Ce ne sono anche altre. Sicuramente porta con sé grandi promesse, ma ha di fronte tanti ostacoli che dovranno essere superati prima che si arrivi all’efficacia clinica per la maggior parte delle malattie che possono essere trattate con la medicina rigenerativa».
Ha dei limiti di trattamento?
«È adeguata per le malattie genetiche, per patologie come l’infarto o il Parkinson. Ma non credo lo sia per i tumori, almeno non per ora».
E quanto dovremmo aspettare per beneficiare dell’efficacia dei primi risultati?
«Dipende dalla malattia. Ci sono già delle patologie che sono state trattate e che purtroppo non sono arrivate all’attenzione del grande pubblico. Malattie dal nome difficile come l’epidermolisi bollosa, le immunodeficienze congenite o alcune forme di tesaurismosi sono state effettivamente curate: i bambini vanno a scuola, vivono una vita normale. Altre malattie, saranno probabilmente oggetto di una sperimentazione molto presto e con buone speranze. Ulteriori patologie, ancora più complesse, avranno bisogno di più anni. Nessuno ha la bacchetta magica».