Dallo stato della ricerca alle nuove sperimentazioni biotecnologiche per la produzione di farmaci. Oggi alla Sapienza di Roma giornata di aggiornamento e confronto sulle malattie cutanee ed oncologiche in ricordo del professor Daniel Innocenzi, scomparso dieci anni fa
Una giornata di studio ed approfondimento sulle malattie infiammatorie croniche cutanee, oncologiche e sulle patologie degli annessi cutanei con particolare riferimento alle nuove frontiere biotecnologiche in dermatologia. Di questo si è discusso e dibattuto questa mattina presso l’Aula A di Patologia generale della Facoltà di Medicina e Odontoiatria all’Università Sapienza di Roma nel corso del Congresso “Ricerca e biotecnologie applicate in dermatologia”, dedicato al professor Daniele Innocenzi.
L’evento, organizzato dalla professoressa Concetta Potenza – che dirige l’Unità operativa complessa di Dermatologia universitaria del Polo Pontino della Sapienza – è nato per stimolare una sempre più appropriata gestione clinico-terapeutica delle patologie croniche cutanee, che consenta una ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse a carico del SSN con un focus sul tema della ricerca e delle biotecnologie applicate in dermatologia.
Sanità Informazione ha intervistato la promotrice dell’iniziativa mettendone a fuoco gli aspetti principali e gli obiettivi.
Professoressa, lei è l’organizzatrice e promotrice di questa giornata, perché nasce e quali sono gli scopi?
«Nasce per ricordare il decennale della scomparsa del professore Daniele Innocenzi che ha studiato moltissimo le malattie infiammatorie croniche cutanee; oltre ad essere un clinico, infatti, era un fine anatomo patologo in quanto si è specializzato presso il nostro Ateneo, la Sapienza, anche in anatomia patologica. Per questo motivo, l’evento di oggi è in suo ricordo, abbiamo voluto dedicarlo a lui ed intitolarlo “Ricerca e biotecnologie applicate in dermatologia” perché oggi si discuterà anche delle implementazioni di nuove terapie e nuovi studi per ciò che riguarda le patologie infiammatorie croniche cutanee come la psoriasi, la dermatite atopica, l’idrosadenite suppurativa, ma anche i tumori cutanei, che oggi hanno tantissima importanza».
A che punto è la ricerca sulle biotecnologie applicate in dermatologia?
«La ricerca è avanzatissima, sia per quanto riguarda la ricerca biomolecolare per la tipizzazione di alcuni tumori cutanei – come il melanoma – ma soprattutto ci siamo voluti focalizzare sui nuovi trattamenti immunomodulanti e immunoterapici nella cura di queste patologie. La ricerca è molto avanti, si tende sempre di più a personalizzare la terapia sul paziente che abbiamo di fronte, per una terapia adatta ad ogni tipo di paziente».
Qual è il ruolo del dermatologo e che approccio deve avere per rispondere a tutte le esigenze del paziente?
«Oggi abbiamo capito che per prendere in carico un malato non bisogna essere solo dei bravi clinici ma si deve valutare la condizione generale: c’è una visione olistica nel prendersi carico delle persone con problemi dermatologici che hanno un forte impatto anche dal punto di vista psicologico. Per questo, lavoriamo insieme agli psicologici clinici e altri colleghi per una gestione multidisciplinare delle comorbidità di patologie cutanee».